sabato 15 dicembre 2007

Caga Tió vs. Babbo Natale

Caga tió
Caga turró
No caguis arengades que son salades
Caga torrons que són més bons

(Tradizionale filastrocca natalizia catalana)














Sfida sotto l'albero per capire chi, a Natale, porta veramente la felicità.
Nell'angolo destro, il campione in carica Babbo Natale, conosciuto anche come Santa Claus o in tanti altri modi, a seconda del paese di provenienza di colui che si appresta a ricevere regali e felicità. Nell'angolo sinistro, lo sfidante Caga Tiò, poco conosciuto al di fuori del suo paese d'origine, ovvero la Catalunya, ma pronto ad incassare bastonate pur di vedere i piccini sorridere... Tutto è pronto! Si può dare inizio alla sfida...

No, aspettate! Vedo troppe facce perplesse tra il pubblico... Troppa gente si sta ancora chiedendo chi sia lo sfidante. Domande lecite, visto che anche io, fino a ieri, ne ignoravo l'esistenza.
Il Caga Tiò è un simpatico tronco di legno che, l'8 dicembre, entra nelle case catalane chiedendo di essere sfamato e riscaldato da una coperta. Il giorno di Natale, anche i più piccini della famgilia cominciano a dubitare della stipsi del nuovo coinquilino e, a suon di bastonate, al ritmo di qualche filastrocca, cercano di dare una smossa al suo intenstino. Queste bastonate sembrano fare bene al malaugrato tronco, il quale, scoreggia dopo scoreggia, intavola una colossale cagata sul pavimento del salotto... A questo punto, i bimbi tolgono la coperta indossata dal Caga Tiò e, con immensa felicità, scoprono che il nuovo amico non caga merda come loro, ma tantissimi doni e dolcissime caramelle.

Ora che conoscete bene i contendenti al titolo di dispensatore di felicità natalizia (Babbo Natale non ha bisogno di presentazioni...), possiamo dare inizio alla sfida.
Ma purtroppo per voi, cari spettatori, la sfida è impari ed è destinata a durare molto poco. I bambini di tutto il mondo ricevono più felicità nel vedere piombare in casa dal loro camino, un vecchio barbone nordico piuttosto che sfamare un povero, piccolo tronchetto. E così, l'immensa gioia regalata da una cagata, sia che questa venga partorita da un tronco, da un intestino o da un cervello bacato, rimane relegata entro i confini (nemmeno nazionali) dei paesi catalani. Ai bambini di oggi sta molto più simpatico quel panzone che, ormai, è ben diverso dal vescovo filantropo dei primi anni del cristianesimo, ma, col passare degli anni, assomiglia sempre più ad uno schiavo del consumismo invecchiato e ingrassato a suon di Coca Cola. Anzi, questo vecchio obeso sembra stia simpatico a tutti: bambini, giovani, adulti, uomini e donne di tutte le età.
Una simpatia verso il consumismo che, quest'oggi, mi ha letteralmente scandalizzato. Quest'oggi mentre, come tantissima altra gente, ero in giro per negozi, scopro con grande curiosità che un regalo molto gettonato è la Tarjeta de la Navidad: ovvero, un buono acquisto in un determinato negozio, per una cifra scelta a discrezione dell'acquirente. Detto in parole povere, la gente, che non ha voglia di scegliere quale oggetto possa far piacere ai propri amici o familiari, decide di regalare un buono acquisto, lasciando così la "possibilità" al destinatario di scegliere l'oggetto che preferisce ricevere. E ovviamente, su un tale regalo non si può neppure nascondere il prezzo, permettendo quindi, in modo del tutto naturale, una quantificazione dell'affetto natalizio. CARISSIMI MINCHIONI, tanto vale che regalate quelle belle buste riempite con una o più banconote, simili a quelle che mi regalavano i miei nonni qualche anno fa!!! Oppure, evitate di fare regali se per voi il Natale non è più un momento di gioia, ma è diventato un'occasione obbligata in cui sputtanarsi la tredicesima!

Concludendo, avete già capito che quest'anno ho fatto il cattivo. Avete già capito che quest'anno non ho sentito minimamente la magia del Natale, anzi... Non mi sono sentito affatto in dovere di essere, nel mese di Dicembre, più buono che nel resto dell'anno. Quindi, cari lettori, non perdete tempo a cercarmi un regalo, perchè non merito altro che carbone. Ma se volete comunque impegnarvi nella ricerca di un regalo, non regalatemi assolutamente nessuna Tarjeta de la Navidad, perchè, in quel caso, entrerei veramente nelle vostre case a cagarvi sul paviemento del salotto... E tenete presente che le mie cagate non sono dolci e affettuose come quelle del Caga Tiò!
E con questo avvertimento, nel caso che non ci dovessimo più sentire, non mi resta che augurarvi...

Buon Natale!

martedì 11 dicembre 2007

Anonimato metropolitano

Ho perso le parole
oppure sono loro che perdono me
(Ligabue, Ho perso le parole)

E' un po' che non scrivo... Era un po' che volevo farlo, ma non sapevo cosa dire...
A dire il vero non lo so neanche adesso! Continua a farmi compagnia questa piccola stanghetta nera lampeggiante sulla pagina bianca... Continua ad attendere le mie parole, ma io non riesco a dirle niente. Potrei senz'altro raccontarle che sto bene, che qui fa caldo, che ho iniziato a frequentare quotidianamente l'Universitat Politecnica de Catalunya, eccetera, eccetera... Insomma, le solite cose che ormai ho ripetuto in tutte le chat, in tutte le mail, in tutte le telefonate fatte in questi giorni (a questo proposito vorrei ringraziare gli inventori di Skype). Ma non appena scrivo qualcosa di questo genere, la povera stanghetta sembra annoiata, quasi più annoiata di me: e io sono ben contento di non dover ripetere ancora le stesse cose. E allora cosa le dico?
Davvero, non trovo le parole... Cosa mi sta succedendo??? Sarà colpa della lingua? Penso proprio di no! Tre settimane bastano a malapena per capire e dire qualche frasetta, non ti fanno certo perdere il tuo vecchio vocabolario. Sarà la lontananza di quella che per 25 anni è stata la mia casa? Non credo... Tre settimane lontano da Trezzo le ho fatte sempre nelle ultime estati della mia vita; e poi tra 10 giorni sarò di nuovo in Italia.
Tuttavia, se dovessi cercare qualcuno a cui attribuire la colpa di questo mio silenzio, di sicuro metterei nella lista dei presunti colpevoli la città di Barcellona. Questa città ricca, animata, caldissima (è la prima volta in vita mia che mangio il gelato a dicembre!!!) che non mi lascia parlare... Problemi idiomatici a parte, mi sembra che la vita nella metropoli mi stia smaterializzando: l'essere scaraventato qui dopo 25 anni vissuti in una piccola realtà di provincia, mi fa sentire vuoto, anonimo, inutile. Circondato da mille anime frenetiche e cittadine, ho spesso l'idea che nessuno si renda conto della mia esistenza... Come se vivessi con il dono dell'invisibilità!
Però capisco che il dono dell'invisibiltà l'hanno sognato in tanti: e io, tutto sommato, sono felice di questo anonimato metropolitano. Sono contento, anche se questo anonimato mi lascia in silenzio e mi fa perdere le parole... O forse no! Forse sono le parole che perdono me... Forse sono proprio le vecchie parole che si stanno allontanando da me, lasciandomi anonimo, vuoto, libero! In questa metropoli dove nessuno si accorge di me, mi sento veramente libero da quello che la gente che mi circonda può pensare... Quei pensieri che, alla fine, hanno sempre un fondo di verità. Quelle immagini di me, partorite dall'esterno, ma che comunque condividevo e in cui spesso mi sono rispecchiato. Immagini che, tuttavia, ci mettevano poco a sfociare in stereotipi che mi andavano inevitabilmente stretti...

Che sia io a perdere le parole o loro a perdere me, comunque il risultato è lo stesso: nella metropoli mi sento solo e silenzioso, ma mi vedo pronto a ripartire da zero, pronto a costruirmi un futuro, pronto a creare una nuova immagine di me stesso... Non voglio creare questa nuova imagine diversa dalla precedente: però è molto più facile rinnovarsi, avanzare, crescere, dovendo rendere conto solo a se stessi. Spero che qui sia più facile costurire il futuro come l'ho sempre sognato. Qui, nella metropoli, dove interferiscono migliaia di voci, migliaia di suoni e rumori, delle quali nessuna è indirizzata a me... Qui, dove nel frastuono e nella confusione, mi sembra più facile trovare la mia tranquillità e il mio silenzio.

mercoledì 28 novembre 2007

Com és diu "neurone" en català?

[E l'Eterno disse:] «Orsù, scendiamo laggiù e confondiamo la loro lingua, affinché l'uno non comprenda più il parlare dell'altro»

(Genesi, 11, 7)


Qui a Barcellona, il 47% dei miei interlocutori parla in catalano e il 43% parla in spagnolo.
Effetto principale di questo bilinguismo è che i pochi neuroni rimasti attivi al'interno della mia scatola cranica, faticano a ricevere qualsiasi segnale proveniente dal nervo acustico, qualunque sia l'idioma utilizzato dalla persona che mi sta parlando. Al punto che, talvolta, ho il timore che mi reputi idiota anche il restante 10% dei miei interlocutori, quel 10% che rappresenta le persone che mi parlano in inglese o in italiano.
Poveri neuroni! Rimasti in pochi a svolgere compiti così importanti... Beh, forse non molto importanti, ma comunque difficili... Poveri neuroni! Sommersi da tanti doveri in breve tempo e da pochissimi messaggi facilmente decifrabili!
Mi chiedo se queste piccole grandi cellule nervose abbiano vita autonoma... Cioé, mi chiedo se possa essere veritiera un'immagine dei neuroni tipo cartone animato di Siamo fatti così. E provo a immaginare i miei neuroni sani in quel contesto: costretti a moltiplicare la propria produttività a causa di molti colleghi inetti, la cui efficienza è stata drasticamente ridotta da capocciate e alcool; costretti a sforzi sovraumani a distinguere catalano da castigliano; costretti a tutto ciò senza nessun adeguamento di stipendio. Me li immagino sul piede di guerra, armati di striscioni e megafoni a urlare "RICCARDO, VAFFANCULO!!!!". Me li immagino emigrare verso altre scatole craniche, generando una vera e propria fuga di cervello, che nessun ministro della ricerca, né italiano né spagnolo, sarebbe in grado di fermare! Ma dove potrebbero mai fuggire quei pochi neuroni tutti insieme? Secondo me, si dirigerebbero verso l'antica città di Babele, per vedere cosa é rimasto di quella splendida, mitologica torre. Per vedere cosa è rimasto di quella mitologica, fottutissima torre di Babele che ha costretto me, dottorando emigrante ed innocente, alla punizione di una forte incomprensione linguistica, con l'aggravante della confusione generata da un bilinguismo esasperato...

Bilinguismo esasperato ed esasperante... E temo che lo sciopero dei miei neuroni sia già iniziato: non riesco più a controllare i miei pensieri, il post si sta concludendo da solo, senza il mio controllo... Forse, è proprio ora di concedere al mio cervello un attimo di riposo: speriamo che basterà quello a riattivare quei poveri, piccoli neuroni senza compagnia...

Buona notte!

mercoledì 21 novembre 2007

Al di là del fosso

L'aereo, ah, l'aereo è invece alluminio lucente,
l'aereo è davvero saltare il fosso

(F. Guccini, Argentina)


Lunedì mattina: sveglia presto. Molto presto per quello che ero abituato fino a quel giorno. Molto presto considerata anche la notte quasi insonne.
Lunedì mattina: check in, caffè, giornale, metal detector, chiamata di tutti i passeggeri al gate 12 per l'imbarco sul volo FR 4273 delle 8:40 con destinazione Barcellona-Girona...
Lunedì mattina: tutti seduti mentre l'aereo guadagna potenza, accelera, si stacca da terra. Tutti seduti con i propri pensieri in testa: c'è chi dorme e sogna, c'è chi ha fretta di arrivare, c'è chi, anche sull'aereo, continua a parlare di shopping ed acconciature... C'è chi riflette e, riflettendo, vede nei propri pensieri in pochi istanti le immagini più disparate, finchè il proprio flusso di coscienza non viene fermato da un pensiero assordante che recita:

"MA CHE CAZZO STO FACENDO?"

Perchè alla fine è sempre così: non potrai mai capire cosa trovi dall'altra parte del fosso finchè non cominci a saltare. E se il salto è un salto lungo circa un migliaio di chilometri, è necessario un decollo ad una velocità tale da farti dubitare di tutte le tue capacità.



Mercoledì sera: sono due giorni che il fosso è stato saltato.
Mercoledì sera: non riesco ancora a confrontare quello che mi aspettavo di trovare con quello che ho trovato realmente. Forse non ho ancora messo ben a fuoco le immagini che mi si presentano davanti. Non ho ancora regolato il mio obiettivo... Forse non ho ancora avuto l'opportunità di farlo: del resto, questi due giorni al di là del fosso (o forse adesso dovrei dire al di qua?...) hanno significato solo burocrazia, burocrazia, passeggiate in solitaria nel Barri Gotic e lungo Passeig de Gracia, burocrazia, qualche parola con colui che potrebbe diventare il mio nuovo mentore (del resto assomiglia abbastanza al mio vecchio mentore...) e per finire, burocrazia.

Mercoledì sera: la vita oltre il fosso è cominciata. Per me "oltre il fosso" significa Barcellona; ha una morfologia un po' diversa da quell'Argentina nuova ed aliena che Guccini sognava e non sognava, sperava e non sperava. Ma in fondo il suo significato è lo stesso: perchè mi ritrovo anch'io senza sapere se è come un seme che dà fiore o polvere che vola ad un respiro.
E' ancora lì nella mia testa quel pensiero assordante che ho incontrato lunedì mattina, e che ancora adesso non ha una risposta. Del resto lo sapevo bene che non sarebbero bastati due giorni per dare una risposta a quel "Che cazzo sto facendo?" e mettere a tacere quella voce. Forse non basterà un'eternità...
Forse mi toccherà metterla a tacere senza concederle nessuna risposta.

mercoledì 14 novembre 2007

Consuetudini vuote

"La consuetudine è una seconda natura che distrugge la prima."
(B. Pascal)

Io, che bevo il Nescafé davanti al PC... Un'immagine ormai familiare a quel "Grande Fratello" che osserva la mia vita: quello che, però, questa strana entità non ha mai visto sono quelle cose dietro di me, tante, tantissime, pronte ad essere infilati in valigia.
E di fronte a questa immagine, mi viene da chiedere quali abitudini riuscirò a portare con me in questa nuova esperienza di vita. Mi chiedo se dopo cena berrò ancora il Nescafé davanti al PC, se giocherò ancora ad Hattrick, se scriverò ancora questo stupido blog...
Mi chiedo cosa sarebbe stato di me se non avessi avuto queste consuetudini: forse ora sarei completamente diverso... O forse sarei sempre lo stesso personaggio, solo con un vestito diverso!
Non saprei... Non riesco a capire se sono le mie abitudini ad aver costruito il mio essere, oppure se é il mio agire quotidiano a nascere da ciò che sono. Non riesco a determinare un rapporto di causa-effetto tra il mio agire ed il mio essere. Che siano dunque la stessa cosa?
Difficile dare una risposta... Continuo a pensarci, ma senza successo. Continuo a pensarci, osservando quella tazza rossa, posta a destra del PC e ormai vuota. Continuo a pensarci, osservando quella valigia dietro di me, aperta ed ancora vuota. Forse è tutto questo vuoto che mi circonda che non mi permette di trovare una risposta. A meno di una settimana da quel volo che sicuramente cambierà la mia vita, la mia testa sembra un deserto, vuoto e arido, abitato da pensieri che lo percorrono senza lasciar traccia (questo è il motivo per cui è quasi un mese che non scrivo...).
Mi sento vuoto: svuotato di tante consuetudini, buone o cattive che siano. Sento quel senso di vuoto che fa sempre una certa paura. Ma questa volta, la paura é poca. In fondo, il vuoto che mi allarma è quel piccolo vuoto della tazza, rimasta senza caffé... E dall'altra parte, sono affascinato dal vuoto, molto più grande, della valigia: quella valigia aperta, che aspetta di essere riempita di sogni, aspirazioni, progetti... Perchè il vuoto che troppo spesso ci fa paura, è lo stesso vuoto che ci entusiasma, lo stesso vuoto che significa possibilità di costruire o di coltivare quello che preferiamo: perchè solo nel vuoto siamo veramente liberi!

Ormai è ora di partire: svuotato dalle vecchie abitudini, vuoto di aspettative future. Sarà una sensazione temporanea, lo so! Presto, mi sarà consueto un altro paesaggio, un altro stile di vita, altri modi di fare... Altre consuetudini che forse riempiranno qualunque cosa: la tazza, la valigia, la mia testa... Consuetudini che forse distruggeranno la mia prima natura! Spero solo che la distruggano a suon di soddisfazioni...

lunedì 22 ottobre 2007

Sentimenti contrastanti

Solo la scissione ed il contrasto rendono ricca e fiorente una vita. Che sarebbero la ragione e la temperanza senza la conoscenza dell'ebbrezza, che sarebbe il piacere dei sensi, se dietro di esso non stesse la morte, e che sarebbe l'amore senza l'eterna mortale ostilità dei sessi?
(H. Hesse, Narciso e Boccadoro)


Può rendere felice l'idea di dover abbandonare cose, persone, situazioni che finora hanno dato notevole felicità? E si può essere infelici seguendo strade che hai scelto per allontanarsi dall'infelicità?
A quanto pare sì... E in questi giorni, il mio stato d'animo potrebe esserne la prova...
Si avvicina sempre più il giorno della partenza (almeno credo, visto che la data precisa non la sanno neanche in Spagna...) e sono preda, in brevi istanti, di sentimenti contrastanti: passo velocemente dall'euforia dettata da nuove prospettive a sentimenti di trisitezza, al pensiero di dover cambiare un'immagine di me che, tutto sommato, ho sempre apprezzato. Sono felice nei momenti di solitudine, che mi permettono di capire quanto abbiano contato diverse persone nella mia vita. Ma mi rattristo in compagnia di quelle stesse persone, sapendo che quelli potrebbero essere gli ultimi momenti in cui godo della loro presenza. Sembra paradossale... Mi sento dentro un contrasto incredibile...
In fondo, non sono mai stato sicuro dell'esistenza dei contrasti... In fondo capita tantissime volte che ciò che è bianco per uno, è nero per un altro. E allora è facile chiedersi: "Ma il bianco e il nero esistono davvero? O sono solo estremi opposti creati dalla mia mente e che mi sono necessari per distinguere la luce?"
Alla fine, mi ha sempre fatto comodo pensare che esistesse qualcosa di assoluto, incomprensibile, che si manifesta ai nostri sensi solo attraverso la separazione di due fasi distinte. Eppure, i contrasti li vedo tutti i giorni, e forse in questo periodo li vedo ancora più netti, mentre quell'assoluto che dovrebbe andare oltre ogni mia proiezione mentale è sempre là, lontano ed intangibile...

E allora, cosa pensare? E' vero che ci accorgiamo di molti piaceri solo nei momenti di dolore? E' vero che solo nei momenti di crisi ci si profilano davanti le opportunità?
Non lo so... Io darei ragione a Boccadoro: forse questi contrasti non esistono, ma sono certamente loro a rendere meravigliosa la nostra vita.

martedì 9 ottobre 2007

Bivio

In un giorno d'Ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto Che Guevara
(F. Guccini, Stagioni)

Sono passati ben 40 anni da quel 9 Ottobre 1967, quando veniva fucilato il buon Ernesto. E sono passati 5 giorni da quel giorno d'Ottobre in cui, in terra friulana, con un solo colpo ben assestato, hanno vacillato i miei sogni e le mie certezze.
E' sempre stato così: non sono mai stato un rivoluzionario e spesso, anche una sola opinione diversa dalla mia può bastare a farmi dubitare delle mie idee. Non è che mi reputo un cervello incapace di vita autonoma: diciamo che ho sempre creduto nella saggezza dei miei interlocutori. E se l'opinione diversa dalla mia esce dalla bocca di qualche esimio professore, mi è decisamente più facile mettere in dubbio la mia posizione.
Tuttavia, rivoluzionario o no, ognuno di noi è in grado di capire che non si può progredire se si sta fermi davanti al bivio ad aspettare che qualcun'altro scelga per noi: è bene fare tesoro di ogni consiglio che si ha a disposizione, ma alla fine siamo noi e solo noi gli unici chiamati alla decisione definitiva.

Nel mio caso, ci è voluto un po'... Notti in bianco, riflessioni, scambi di opinioni...
Ma penso che il vero punto di svolta nasca dall'accettare con serenità le decisioni che la vita ci mette davanti. Quando ti trovi davanti un bivio, l'importante non è preoccuparsi di scegliere la strada giusta, ma essere felici del percorso che ti ha portato a quel bivio! E lì, è importante ascoltare il proprio istinto, vedere quale strada ti ispira di più nel presente, senza troppi indugi sul futuro. Perchè poi, quando hai scelto la tua strada, giusta o sbagliata che sia, si è sempre felici: felici di essere usciti da quel pantano che si trovava davanti al bivio.

Ora sono felice. Felice di avere un nuovo obiettivo. O meglio, felice di aver ritrovato un vecchio obiettivo. Felice di continuare quella rivoluzione che avevo lasciato a metà. Felice di procedere verso Ovest... Sperando che nel mio mondo parallelo, sia ad Ovest che sorga il Sole...

sabato 6 ottobre 2007

Grigiore

Visioni e frasi spezzettate si affacciano di nuovo alla mia mente,
l'inverno e il freddo le han portate, o son cattivi sogni solamente.
Mattino verrà e ti porterà
le silouhettes consuete di parvenze;
poi ti sveglierai e ricercherai
di desideri fragili esistenze...
Lo specchio vede un viso noto, ma hai sempre quella solita paura
che un giorno ti rifletta il vuoto oppure che svanisca la figura.
E ancora non sai se vero tu sei
o immagine da specchi raddoppiata;
nei giorni che avrai però cercherai
l'immagine dai sogni seminata...
L'inverno ha steso le sue mani e nelle strade sfugge ciò che sento.
Son trine bianche e neri rami che cambiano contorno ogni momento.
E ancora non sai come potrai
trovare lungo i muri un' esperienza;
sapere vorrai, ma ti troverai
due anni dopo al punto di partenza...
E senti ancora quelle voci di mezzi amori e mezze vite accanto;
non sai però se sono vere o sono dentro all' anima soltanto;
nei sogni che hai, sai che canterai
di fiori che galleggiano sull'acqua.
Nei giorni che avrai ti ritroverai
due anni dopo sempre quella faccia...

(F. Guccini, Due anni dopo)

Non ce l'ho fatta a capire quale frase estrapolare da questa splendida canzone. Oggi sento mia tutta la canzone, non una frase sola e per questo ho deciso di citarla interamente. Oggi (in realtà è da giovedì) che le mie visioni sono spezzettate: da due mattine mi sveglio rendendomi conto di quanto siano fragili i nostri desideri. Nonostante abbia ricevuto le risposte che attendevo, sono tornato a vedere davanti a me contorni indistinti tra il nero ed il bianco. Sono tornato a provare le paure che da tempo non provavo. Da una parte, la paura di smaterializzarmi e di vedere allo specchio un'immagine di me non vera. Dall'altra, la paura di ritrovarmi dopo due, tre o quattro anni a questo stesso punto di partenza: la paura di camminare, percorrere lunghe distanze senza arrivare in nessun luogo.

Ha incominciato a piovere: ora anche l'acqua incombe grigia sui miei pensieri nè bianchi nè neri... Grigio su grigio...
Inutile lamentarsi, sono io che mi sono cercato questa situazione. E so già che la soluzione sta in un azione forte, chiara, decisa: bianco o nero. Una scelta oltre la quale non bisogna più guardare indietro...
Facile a dirsi...

domenica 30 settembre 2007

Noia domenicale

Questa domenica in settembre
non sarebbe pesata così...
(F. Guccini, Eskimo)

Se solo avessi avuto una risposta!

domenica 23 settembre 2007

Oroscopi

Ho perso la mia mente in chissà quale abuso od ozio
ma stan mutando gli astri nelle notti di equinozio
(F. Guccini, Bisanzio)


Ventitrè settembre, equinozio di autunno. Oggi finisce definitivamente l'estate. E in linea di principio dovrebbe finire anche il mio ozio. Anzi, in linea di principio, il mio ozio sarebbe già dovuto finire tempo fa...
Peccato che le cose non siano andate così! Il mese di settembre sta giungendo ad una conclusione: per ora senza grandi traguardi raggiunti... Per ora... Perchè alla fine di settembre manca ancora una settimana, che forse è la settimana più importante di tutte! A dirla tutta tutta, alla fine di settembre manca ancora una risposta, che forse è la risposta più importante di tutte!

L'ironia di questa mia situazione sta nel fatto che un oroscopo che ho letto all'inizio del mese me l'aveva predetto: "Mercurio in Bilancia rende i nati sotto il segno del Cancro improduttivi e inconcludenti"... Bella forza! Non c'è certo bisogno di Mercurio in Bilancia per capire che, in un mese fatto di attesa e burocrazia, io non avrei avuto la benchè minima voglia di aprire un libro: soprattutto se lo studio era finalizzato a concorsi che per me rappresentano un ripiego!
Però, quell'oroscopo che ho letto il mese scorso diceva che, verso il 27 o il 28 settembre, Marte entrava in non so quale segno e ci sarebbe stato per qualche mese: per i nati sotto il segno del Cancro, questo avrebbe significato mesi fatti di nuove avventure e nuove esperienze...

Sarà vero? Spero di sì... Mi fa comodo pensare che qualcosa o qualcuno mi porti nella giusta direzione. Soprattutto ora che mi è difficile immagianare il mio futuro: non riesco minimamente a capire dove possa condurmi il mio destino... Vivrò a Barcellona? Lavorerò in università? O farò richiesta per qualche sussidio di disoccupazione?
Mi sento veramente come il Filemazio di Bisanzio cantato da Guccini: non ho il coraggio per fare certi oroscopi, certe previsioni, certe scelte... E resto qui ad aspettare che ritorni giorno... Ma vedo in me e nei segni che qualcosa sta cambiando, ma è un debole presagio che non dice come e quando...

Speriamo davvero che qualcosa cambi, in qualche modo e in qualche tempo... Anche se c'è sempre il rischio che quella Barcellona sia per me quello che Bisanzio era per Filemazio: forse è solo un simbolo insondabile, un mito che non mi è consueto, un sogno che si fa incompleto...

Bisanzio forse non è mai esistita... E Barcellona?

martedì 18 settembre 2007

Malinconia

Dice che la malinconia non è altro che una forte presenza nel cervello di un neurotrasmettitore che si chiama sierotonina. E succede che si ciondola come foglie morte e un pò ci si affeziona a questo strazio e non si vorrebbe guarire più.
(E. Gabriellini, Piero Mansani in Ovosodo)

Sensazione strana... Già provata in passato, ma sempre strana... Ogni volta che ti assale la malinconia non sai mai cosa ti prende veramente... E oltretutto, é sempre difficile prevedere quando potresti diventare vittima della malinconia...
Ad esempio oggi, alle ore 14:30, quando ho oltrepassato il cancello di via Celoria 16 a Milano ancora una volta... Sarà l'ultima volta? Non saprei... Un po' ci spero... Un po' vorrei tornare indietro...
Tornare indietro a quei momenti in cui passare quel cancello era un abitudine e sapevi che quell'abitudine l'avresti portata con te ancora per tanto tempo!
Non lo so... In fondo oggi, lì, in quel dipartimento mi sentivo spaesato, solo... Solo a rispondere alle domande consuete (almeno per me!) riguardo quella Spagna che non saprei ancora come definire... Un sogno... Un progetto di vita... Una sacro oracolo che ci mette mesi a rispondere alle mie domande... (clicca qui per una definizione un pochino più pertinente!)
Mi sentivo solo in un posto che ancora oggi ha evocato ricordi di uno splendido passato... Mi sentivo solo a guardare le matricoline uscire dai precorsi e a ripensare a come mi sentivo spaesato, ma in maniera diversa, quelle lontane mattinate di sei anni fa... Mi sentivo solo a guardare gli studenti in aula silenzio e a pensare (come sempre) "Cazzo! Sempre le solite facce!"... Mi sentivo solo in un posto che, forse, non vorrei rappresentasse il mio futuro...
Non lo so... Mi sembra davvero di ciondolare come una foglia morta, come diceva Piero Mansani, uno dei miei più grandi eroi cinematografici... Mi sembra davvero di ciondolare attaccato ad un ramo nell'attesa che qualcosa si spezzi... Anche se non vuoi che quel qualcosa si spezzi troppo velocemente... Perchè sai che, quando quel qualcosa si è spezzato, potrebbe essere per sempre...

Non lo so... Ho una forte confusione nel cervello... Sicuramente l'ho già provata... Sicuramente la proverò ancora nel futuro... Sicuramente l'avrete provata anche voi...

Maledetta sierotonina!!!

venerdì 7 settembre 2007

Questione di autostima

Non l'ho mai avuto gonfio così
(Fabri Fibra, Gonfio così)

Voglio cominciare questo post con una citazione del sig. Tarducci Fabrizio, anche se con un accezione un po' diversa da quello che diceva nel suo brano musicale. Non voglio specificare cosa intendesse lui, ma io voglio utilizzare le sue parole per riferirmi al mio ego, alla mia autostima che oggi ha raggiunto livelli davvero inaspettati.
E pensare che ieri sembrava tutto così difficile: ieri, quando i miei sogni, le mie ambizioni hanno cozzato contro lo spettro di una burocrazia, quella spagnola, addirittura più lenta di quella italiana. Preoccupazioni inutili, visto che poi tutto si è risolto in tempi ragionevoli... Però, devo ammettere che stamattina non ero dell'umore giusto di rientrare in università: ricominciare a studiare con la speranza di raggiungere un posto dove ci mettono 40 giorni per attivare un account su un sito internet è abbastanza deprimente...
Poi, però qualcosa è cambiato... Innanzitutto, non ho cominciato a studiare, ma ho vissuto una bella giornata di cazzeggio universitario: in ottima compagnia, come ai vecchi tempi, quando si riusciva ancora a divertirsi in quello squallido dipartiemento.
Ma il meglio è arrivato a metà pomeriggio, quando ho letto le opinioni di una persona il cui parere per me conta veramente molto. E, anche se il Davide in passato aveva già manifestato la sua stima nei miei confornti, non mi aspettavo proprio si rivolgesse a me in quel modo... Pensavo che in una lettera di presentazione, i docenti scrivessero sempre le solite banalità. E invece, sono rimasto particolarmente sorpreso del contrario...

Ma ho un dubbio... E se, per qualche motivo, avesse scritto un sacco di balle?... Non importa!!! Oggi va tutto per il meglio e andrò avanti nella mia auto-esaltazione!!! Sono troppo fiero di me stesso! Il mio ego non è mai stato gonfio così... E oltretutto continua a gonfiarsi... Attendo solo che arrivi qualche bella prugnella a gonfiarmi qualcos'altro (come è successo al buon Fabri Fibra!)

sabato 1 settembre 2007

Stoicismo

Si volge ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il presente.
(Seneca)

Ieri sera, in una discussione transoceanica in chat, mi è stato chiesto come si fa ad essere stoici. Non saprei dire perchè il mio interlocutore (nonchè mio maestro di vita) mi ha fatto questa strana domanda. Mi reputa davvero uno stoico?
Beh, ultimamente sono cambiato. E mi pare di essere cambiato in quella direzione. Con il senno di poi, mi rendo conto di avere raggiunto, nell'ultimo periodo, un certo dominio di me. Prima mi lasciavo spesso condizionare dall'idea che gli altri potevano avere di me; prima facevo il possibile per lasciare la mia impronta nel mondo che mi circondava; forse speravo che quella impronta potesse davvero migliorare le cose e le persone che mi stavano attorno. Ora, invece, mi sembra di essere giunto ad una fase apatica della mia vita (nel senso stoico del termine: a-pathos, senza passioni): vedo le cose con maggiore distacco e neanche le trombe d'aria sembrano riuscire a spezzare il mio grosso fusto (come invece è successo a tanti poveri alberi a Trezzo l'altro ieri... sigh!)
Probabilmente questa imperturbabilità non è la risposta definitiva. Comunque, invidio il mondo della stoà in cui l'apatico non era uno sfigato, ma un saggio consapevole della provvidenzialità e della razionalità di ogni evento, anche dei più negativi.

Quindi, caro Giorgio, devo ammettere che io non so proprio come risponedere alla tua domanda su come si fa ad essere stoici. Forse dovresti chiedere a Seneca...
Il destino conduce chi lo accetta, trascina chi è riluttante...
In questo mondo in cui siamo corpi in un eterno moto caotico, circondato da una moltitudine di altri corpi che si muovono in maniera altrettanto disordinata, forse l'unica possibilità che ci è concessa è quella di trovare il nostro spazio nel presente. Il futuro è completamente imprevedibile. E' legato a un numero troppo grande di gradi di libertà, che nessuno di noi riesce a controllare.
Ma in fondo, il futuro nasce direttamente dal presente: vivendo il tuo presente senza preoccupazioni, queste nel futuro tarderanno ad arrivare. E penso che, finchè sei lì in America Latina, non ti sarà poi così difficile tenere lontano queste preoccupazioni!
Accettare il presente è il primo passo per volgere serenamente al futuro...

Se poi vuoi rimanere in Perù, non c'è nessun problema! Tanto ho promesso di ubriacarmi con te al pub Govinda a Cuzco...

martedì 21 agosto 2007

Il mondo visto dallo spazio

Non c'è rumore, solo pace non c'è distrazione
e vedo allontanarsi sempre più la tentazione
di continuare a credere che possa ritornare

passando in un secondo dal mio cielo al vostro mare
(Delta V, Il mondo visto dallo spazio)


"Fermate il mondo, voglio scendere!"
Ricordo che ero solito dire questa frase nella mia adolescenza: quando ogni cosa mi sembrava andasse male, quando pensavo di avere tutto il mondo
contro, chiedevo a qualcuno che mi facesse scendere da questo folle pianeta in eterno movimento. Speravo di poter rifugiarmi in un posto sufficientemente lontano da quella frenesia che spesso sembra caratterizzare ognuno di noi.
Dopo tanto tempo, penso di aver raggiunto il mio obiettivo. Anche se non ne sentivo la necessità. Due settimane a vagabondare lungo le coste della Corsica a bordo di
una barca a vela mi hanno permesso di disconnettere il cavo che collegava il mio cervello al resto del mondo. E ora, tornato ai diritti e doveri di sempre, non ricodro più come fare a collegare quel cavo... E' vero! Talvolta, mi sembra di essere un rincoglionito in preda a chissà quale turbine psichico. Ma sto indubbiamente bene in questa condizione di invisibiltà da parte del resto del mondo. Mi sento veramente a mio agio a osservare il mondo librando in uno spazio senza gravità e spero che lo shuttle che mi riporterà indietro arrivi con il maggiore ritardo possibile.

E pensare che mio padre, invece, insiste tanto perché io inizi a lavorare...

lunedì 30 luglio 2007

Ad un'Amica Autentica, Aspirante Archeologa

Non è poi così lontana Samarcanda,
corri cavallo, corri di là...
ho cantato insieme a te tutta la notte
corri come il vento che ci arriverà
(R. Vecchioni, Samarcanda)

Cara Valentina,
ogni promessa è debito. E questo post te l'avevo promesso.
Ti avevo promesso un post per salutarti, prima del tuo viaggio nelle terre sperdute dell'Asia centrale. Cercherò di scrivere qualcosa di più, oltre ai saluti... Anche se non posso darti nessuna garanzia sul risultato finale. Del resto sei sempre stata tu quella più brava a scrivere.
Io ero quello bravo con i numeri: ma questa volta, l'unico numero che può venire in mio aiuto è il 25. Venticinque come gli anni da cui dura la nostra amicizia. E mi rendo conto di quanto siano lunghi 25 anni soprattutto a quando ripenso a tutti i momenti passati insieme: a quegli innumerevoli episodi vissuti in luoghi e circostanze diverse; a tutte quelle volte in cui abbiamo riso insieme e a quelle in cui abbiamo pianto; ai momenti in cui, anche se ti trovavi a 400 km di distanza, mi bastava ricevere un sms per sentirti vicina; ai momenti in cui eravamo in perfetta sintonia e a quelli di totale incomprensione.
Perchè in qualsiasi rapporto autentico, non possono mancare le incomprensioni. Infatti, non ho mai capito quale vocazione artistica ti abbia portato verso lo studio dell'archeologia. Non ho mai capito quale suggestione provavi di fronte a certi sassi vecchi 2500 anni. Ancora adesso non capisco cosa ci sia di interessante nell'indagare popolazioni che stanno scomparendo nel bel mezzo dell'Asia. Del resto, neanche tu hai mai capito la rilevanza scientifica dell'esperimento di Millikan, nemmeno quando te l'ho spiegato lungo la strada per Treviglio, nel giorno del tuo esame orale di maturità.
Forse sono proprio queste incomprensioni che hanno reso la nostra amicizia lunga e duratura... Penso che se avessimo condiviso le stesse identiche passioni, ti saresti stancata di me già molto tempo fa! Tuttavia, come simbolo di buon auspicio per il tuo viaggio, ho voluto provare anch'io il tuo lavoro di ricerca di reperti storici. Quindi, frugando tra i vecchi ricordi che il tempo ha soltanto impolverato, ma non è riuscito a cancellare, ho ritrovato quella che, senza ombra di dubbio, è la nostra foto migliore. Chissà cosa stavamo pensando in quel momento... Chissà qual'era in quel momento la nostra meta, la nostra Samarcanda... Adesso non saprei dirlo! Ma, tra il breve istante di quello scatto fotografico e questo istante in cui mi trovo a scrivere, di tempo ne è passato e i nostri cavalli hanno corso parecchio...

In realtà i nostri cavalli continuano a correre (per fortuna!), anche se a volte ho l'impressione ci stiamo dirigendo verso due Samarcande diverse (purtroppo!). Forse è un'impressione che abbiamo entrambi già da un po' tempo... Ad ogni modo, sono certo che, qualunque siano le nostre mete, abbiamo ancora moltissime cose da condividere: o, per dirla come Vecchioni, moltissime altre notti da trascorrere cantando insieme.
Non saprei dire dove, non saprei dire quando! Per adesso, l'unica cosa che posso ora dirti è:
Buon viaggio!
Ciao
Riccardo

lunedì 16 luglio 2007

Still waiting...

Il genio è soltanto una grande attitudine alla pazienza.

(George Louis Leclerc Buffon)

Ne è passato di tempo... Quasi non mi ricordo neanche quei 5 giorni di giugno passati a Barcellona nella speranza di costruire chissà quali certezze...
Ora sono di nuovo qui, a programmare un altro breve viaggio. Questa volta la destinazione è l'Irlanda: da Dublino a Shannon in 9 giorni. L'itinerario è ancora avvolto nel mistero... Ma in questo caso, la mancanza di certezze non mi spaventa affatto. Anzi, potrei quasi dire che è questo l'obiettivo del mio viaggio. Vivere al meglio l'assenza di prospettive future...
In questo momento mi sembra di non esserne più capace. Siamo ormai arrivati a metà luglio: mi avevano illuso che a metà luglio si avrebbe avuto qualche notizia più precisa, invece... Calma piatta... Nè un sì, nè un no! Solo l'immagine di documenti scritti in catalano con la mia firma in basso abbandonati sulla scrivania di un qualche funzionario del Politecnico di Barcellona. Ora la mia attitudine alla pazienza si sta affievolendo. Il mio pensiero volge sempre a quella commissione che dovrebbe valutare le domande di ammissione al dottorato.

Giovedì parto. Parto per non pensare. Parto perchè lontano da casa spero di riempire questa mia testa poco capiente di altre immagini... Birra scura, scogliere a capofitto sul mare, vaste distese erbose popolate da pecore, tradizionali abitazioni celtiche... Non so cos'altro può entrare nella mia scatola cranica in questi 9 giorni...

Giovedì parto. Spero di ritornare con pensieri diversi per la testa. O magari di tornare con quel genio che non incontro più da molto tempo.

domenica 1 luglio 2007

Insegnamenti

Se fossi Accadmeico, fossi Maestro o Dottore,
ti insignerei in toga di quindici lauree ad honorem
(F. Guccini, Via Paolo Fabbri 43)

Domenica sera al pc: dopo un sabato sera un po' particolare... Un sabato sera trascorso in un luogo che non avrei mai immaginato così. Un sabato sera in piazza Leonardo da Vinci a Milano: quella piazza che per sei lunghi anni ha costituito un percorso obbligato tra la stazione della metropolitana e l'università. Una piazza che ho sempre visto con la luce del sole, con uno zaino sulle spalle e senza troppo entusiasmo.
Invece, ieri sera, ho visto quella piazza piena di ragazzi armati di bottiglie, cavatappi, borse di plastica e tanta, tantissima voglia di divertirsi. Un tripudio di gente allegra che beveva, ballava, rideva, scherzava e a viveva la notte in maniera esemplare.

E ora, mi ritrovo qui a ripensare alla serata di ieri, a ripensare alla piazza Leonardo del botteillon e a confrontarla con quella piazza Leonardo che ho sempre visto da studente. Mi ritrovo qui ripenso all'uomo coccodrillo e a quanto mi abbia insegnato lui in una sera sola.
Ripenso a quanto ho imparato in sei anni di università: ma non a quelle cose che impari sui banchi e che tieni a mente al massimo per 2 mesi. Ripenso a quelle cose che ho imparato in serate goliardiche come quella di ieri, quelle serate passate a sparare cazzate davanti a una birra. Quelle serate passate con gli amici veri che ti rimarranno impresse per sempre nella mente e che, come un marchio indelebile, porterai sempre con te.
Ripenso a tutti gli amici che mi hanno accompagnato nell'adolescenza, quelli che mi hanno accompagato durante gli anni dell'univeristà, e immagino quelli che mi accompagneranno in futuro. Vorrei ricompensare ciascuno di loro per tutto quello che mi hanno dato: ma se dovessi dar loro un premio, sarebbe sicuramente un premio del cazzo rispetto a tutto quello che ho ricevuto. Quindi, tanto vale che si accontentino di queste poche righe e di quel marchio indelebile che porto dietro e recita il nome di tutti loro.

Grazie.

mercoledì 20 giugno 2007

Il lato oscuro della maturità

La paghi tutta e a prezzi di inflazione
quella che chiamano la maturità
(F. Guccini, Eskimo)

Sono passati sei anni da quel caldo mercoledì in cui scrissi l'ultimo tema della mia vita. E oggi, 500 mila ragazzi hanno vissuto la stessa difficile situazione. Difficile per il momento; perchè tra qualche anno, quando ripenseranno all'esame di maturità, probabimente lo vedranno come una passeggiata.
Il mio pensiero oggi va, senza dubbio, a Lorenzo, Michele e Federico, i tre ragazzi che mi hanno impegnato ore e ore a discutere dei loro dubbi di analisi infinitesimale e di geometria solida. Cari ragazzi, devo innanzitutto farvi un grandissimo in bocca al lupo e spero che la vostra commissione vi giudichi abbastanza maturi.
Io purtroppo non posso farlo: è un giudizio che non mi compete. E, anche se ne avessi l'autorità, certamente non potrei farlo, perchè, prima di giudicare voi, dovrei soffermarmi a riflettere sulla mia maturità.
La Repubblica Italiana mi ha dato il titolo di maturità scientifica: allora sono maturo scientificamente? Che stronzata! Ho ottenuto anche il titolo di dottore: ma basta per essere maturo? Non so... Intorno a me, vedo miei coetanei che si sposano, mie coetanee che portano la loro incoscienza dentro al basso ventre (giusto per continuare a citare uno dei capolavori di Guccini), miei coetanei che firmano un contratto di lavoro a tempo indeterminato... Cioè ragazzi ancora giovani che, in un modo o nell'altro, hanno fatto un programma per tutto il resto della loro vita. E io che non programmo neanche le vacanze perchè non so cosa devo aspettarmi il mese prossimo!
Sarò incapace di prendermi le mie responsabilità, ma l'idea di progetti a lunghissimo termine mi spaventa. Ogni tanto mi sento ancora un pischello che non vuole crescere...
Ma questo non mi dà nessun fastidio. Sono sicuro che a tenerci a galla in quel mare di merda in cui navighiamo è sicuramente quel bambino che portiamo dentro, quel bambino che continua a giocare senza la minima preoccupazione per i nuvoloni che minacciano tempesta, quel bambino che vive tutto con l'entusiasmo di chi osserva il mondo per la prima volta.

Prima o poi, si matura tutti: il punto fondamentale è non mettere a tacere quella parte immatura dentro di noi. Prima o poi si matura tutti e arriverà di sicuro il tempo in cui maturerò anch'io... Spero solo che non arrivi troppo presto!

domenica 10 giugno 2007

Sognando Barcellona

L'originalità consiste nel ritornare alle origini
(A. Gaudi)

Di ritorno da Barcellona, non potevo iniziare se non con una frase del genio catalano Antoni Gaudi.
Ritorno alle mie origini, dopo averle abbandonate per poco, pochissimo tempo.
In 5 giorni vissuti a Barcellona, ho osservato molte cose: l'architettura del modernismo, il verde del parc guell e del colle del montjuic, gli artisti di strada lungo la rambla, i topless sulla platja barceloneta...
Ho osservato, provando sensazioni contrastanti: da una parte, mi sentivo estraneo a questa metropoli, così distante dalle mie origini; dall'altra, mi sentivo parte di questi luoghi, immaginando qui il mio futuro.

Sono tornato a casa senza nuove certezze. Dovrò aspettare ancora un po' prima di diventare dottorando all'Universitat Politecnica de Catalunya. Ma mi ha fatto molto piacere vedere professori e ricercatori, fino a ieri sconosciuti, condividere le mie speranze e il mio ottimismo.
Devo aspettare ancora... Aspetterò! Del resto, non mi costa fatica continuare a sognare...

giovedì 31 maggio 2007

Camionista per caso

... Mentre i sogni miei segreti li rombavano via i TIR ...
(F. Guccini, Autogrill)


Sogni segreti li ho sempre avuti... Probabilmente li abbiamo tutti. Spesso tendiamo a nasconderli, a mandarli via, e ci comportiamo come se non esistessero.
Oggi, però il mio sogno segreto
non è stato rombato via, ma si è concretizzato su un TIR.
Camionista per 10 minuti. Io che, guidando l'automobile, maledicevo spesso i camionisti e il loro atteggiamento superbo da padrone della strada... Era tutta invidia! Perchè avendo il controllo di un mezzo del genere non puoi fare a meno di sentirti un re!

Un ringraziamento particolare a Paolo e al suo Scania.

martedì 29 maggio 2007

Il mio primo passo

Porta itineris dicitur longissima esse
La porta è la parte più lunga del viaggio
(Marco Terenzio Varrone)

Meno sette giorni!
Tra una settimana esatta, mi troverò a più di 1000 km da questa sedia su cui ora sono seduto. Già mi vedo, seduto su un'altra sedia, aspettando il cameriere che mi porta una cerveza e con gli occhi puntati su quella splendida muchacha che, consapevole della sua "porca figura", passeggia lungo la rambla.
Ormai tutto è fissato: pagato il biglietto aereo, prenotato l'albergo... Oggi, addirittura, il prof catalano ha risposto alla mia mail, fissando un appuntamento per discutere (sue testuali parole) "della fisica e del mio futuro".
Quelle visioni, opache e indefinite fino a qualche giorno fa, ora sembrano più nitide... E forse per questo fanno più paura! Quelle visioni non sono più sogni, non sono più immagini idilliache del luogo ideale per me... Ormai vedo un posto di lavoro, una borsa di studio da ottenere. Non so quanto dovrò camminare, ma ormai la mia valigia è pronta e posso soltanto procedere.
In fondo, si tratta solo di compiere il primo passo. Che, come al solito, è sempre quello più difficile...

martedì 22 maggio 2007

Venezia


La dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia la vende ai turisti
(F. Guccini, Venezia)

Di nuovo a casa. Dopo un weekend da turista. Nella città più turistica del mondo.
Era tantissimo tempo che non facevo una giornata da turista. Quelle giornate a passeggio, camminando completamente a caso per una città e fermandosi solo per leggere la guida o per fare fotografie. Quelle fotografie che vengono male e non hanno niente di originale, ma ti piacciono un sacco per il ricordo che riescono a evocare. Ricordi che vanno ben oltre quel luogo estraneo, quel luogo che hai vissuto per un solo, brevissimo giorno.
Forse è questo il bello della vita da turista: il fatto che, sapendo di avere poco tempo, si cerca di cogliere il più possibile del luogo che si sta vivendo... "Perchè poi, chissà quando ci tornerò..." Ma, una volta tornati a casa, quando si riguardano le foto e si rivivono quei momenti, è facile chiedersi se si ha visto tutto quello che c'era da vedere, se si ha provato tutto quello che c'era da provare, se si ha perso qualcosa che non era da perdere.
Per me oggi, è ironico pormi queste (forse inutili) domande. In fondo è già da qualche mese che me le sto ponendo. In un'ottica un po' più grande di una gita a Venezia.
Ho un gran desiderio di lasciare i luoghi della mia infanzia e costruirmi una vita lontano da qui. Ma ho fatto tutto quello che dovevo fare? Non sto lasciando incompiute tante cose che dovevo fare qui? Non sto lasciando persone, immagini o affetti che forse meritano altre attenzioni?

Forse sono solo dubbi stupidi. Dolci ossessioni degli ultimi miei giorni tristi...
Forse sarò sempre in tempo per tornare nella mia terra. O forse, tra qualche tempo, ci tornerò da turista...

mercoledì 16 maggio 2007

Principi di indeterminazione

Considerando il passato, si ha sempre l'impressione - probabilmente fallace - di un certo determinismo
(M . Houellebecq, Le particelle elementari)

Talvolta mi è capitato di chiedermi "Cosa sarebbe successo se...?"
Inizio a farmi un sacco di seghe mentali, a costruirmi percorsi mai pensati prima e a immaginare me stesso in svariate situazioni al limite dell'inverosimile. E alla fine, mi rendo conto che l'unica conclusione plausibile a tutte quelle ipotesi coincide con il mio presente.
Troppo banale? Forse la televisione ha distrutto la mia immaginazione? Forse sono troppo soddisfatto dei risultati ottenuti? Non penso... Credo che il motivo per cui arrivo a questa conclusione sia l'inutilità del gioco. Perchè qualunque cosa penso, il mio passato è lì, scritto nero su bianco, immutato e immutabile. E conduce sempre e solo al mio presente.
Mi sembra quasi che questo presente non me lo sia costruito da solo. Mi sembra quasi che una forza che sfugge al mio controllo mi abbia condotto fino a qui: il determinismo, il fato, il primo motore immobile... Chiamatelo come vi pare. Comunque mi viene da chiedere se questa forza, che sembra aver condizionato il mio passato e sembra condizionare il mio presente, condizionerà anche il mio futuro.
Non so neanche se esiste una risposta a questa domanda. Ma, se esiste, spero veramente che sia negativa. Spero di continuare a sognare e di continuare a rincorrere i miei sogni come se tutto fosse possibile!

Spero che non esistano misteriose equazioni di Schroedinger che deteminano univocamente l'evolversi della nostra esistenza. Comunque, anche se queste equazioni esistessero, mi auguro di trovare qualche errore statistico o qualche principio di indeterminazione...

giovedì 10 maggio 2007

Filosofia spiccia

"E' solo ricercando l'impossibile che l'uomo ha conosciuto il possibile.
Coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che appariva loro come possibile non hanno mai avanzato di un solo passo."
(M. Bakunin)

Ho pensato a questa frase qualche giorno fa, quando mi hanno chiesto: "Perchè hai fatto la tesi su un sistema allo zero assoluto se lo zero assoluto non si può raggiungere?"
Ecco la risposta: ricerca dell'impossibile! Ho cercato l'impossibile anche oggi, dal tabaccaio. Compro l'ennesimo gratta e vinci, vinco 2 euro e... Che fare? Intasco la monetina o prendo un altro biglietto? Propendo per la seconda opzione, nonostante il grillo parlante della mia coscienza che continua a ripetermi: "Illuso! Non potrai mai trovare due biglietti vincenti consecutivi" Una voce insistente e noiosa, messa a tacere solo dopo aver grattato il secondo biglietto. Ho vinto ancora! E penso: "Ha ragione l'adidas. Impossible is nothing!" Non resta che grattare la striscia inferiore, dove c'è scritta la mia vincita. Da destra verso sinistra. Zero. Zero. Virgola. Cinque. 5 EURO! Fanculo! Non mi ripago neanche i gratta e vinci che ho comprato nell'ultima settimana!

Comunque Bakunin ha ragione. Continuerò a cercare l'impossibile. Magari non dal tabaccaio!

martedì 8 maggio 2007

Scirocco

Ricordi? Le strade erano piene di quel lucido scirocco, che trasforma la realtà abusata e la rende irreale...
(F. Guccini, Scirocco)

Giorni di nebbia. Guardo avanti, verso il futuro, e vedo solo nebbia. Guardo indietro e vedo una realtà abusata: momenti indimenticabili, alcuni anche bellissimi. Ma è da troppo tempo che questi momenti si ripetono identici e l'unica cosa che posso fare è sperare che arrivi qualcosa in grado di cambiare quello stato di sospensione che ormai mi appartiene.
Non chiedo tanto. Un soffio di vento. Un breve soffio di vento caldo che possa cancellare quella nebbia che mi sta davanti. Un breve soffio di vento per farmi capire se la strada che sto prendendo è quella giusta. Un breve soffio, veloce come quella domanda che mi è stata rivolta qualche mese fa: "Perchè non vai a Barcellona a fare il dottorato?"
Un breve soffio di scirocco, che all'inizio mi ha dato anche fastidio, ma in poco tempo ha aperto una strada nuova davanti ai miei occhi. Ho visto un mondo che stavo immaginando da molto tempo: in un attimo, senza neanche accorgermene, me lo sono trovato a portata di mano. Da allora ho sempre seguito la strada che mi conduceva a quel traguardo. Ho camminato finchè ho potuto.
Ma ora, il tempo è cambiato. Il vento si è calmato ed è scesa di nuovo la nebbia. E attendo qui: fermo a metà strada. Attendo risposte. Forse chiedo troppo?

Soffiasse davvero quel vento di scirocco...

sabato 5 maggio 2007

Introduzione


Per colpa o per destino, le donne le ho perdute.
E quando sento il peso di essere sempre solo,
mi chiudo in casa e scrivo
e, scrivendo, mi consolo
(F. Guccini, Cirano)

Non ho mai scritto. Non mi sono mai sentito veramente solo. E' vero che non ho ancora trovato la donna della mia vita, non ho mai vissuto la storia d'amore con la A maiuscola, ma sono sempre stato circondato da un sacco di amici veri e non mi sono mai sentito veramente solo.
Forse è questo quello che mi è mancato in questi miei 25 anni: momenti di solitudine. E ora mi sento a mio agio da solo, in pace esclusivamente con me stesso. Mi rendo conto che sono cambiato. Non penso sia il titolo di dottore in fisica che ho ricevuto 15 giorni fa: probabilmente era un cambiamento già in atto da parecchio tempo. Forse, l'unica cosa diversa è che adesso ho la mente abbastanza libera da rendermi conto di questo cambiamento.
Non ho mai scritto, anche se ho sempre sognato di farlo. In questo momento rimpiango tantissimo questa mancanza. Credo che, rileggendo parole scritte da me in passato, potrei guardare il vecchio Riccardo con gli occhi del Riccardo di adesso, potrei riflettere meglio su quello che sono stato e che credevo di essere, potrei riprovare alcune delle emozioni provate allora, potrei anche riderci sopra... Credo che non sia mai troppo tardi per rimediare alle proprie mancanze. Per questo, credo che non sia sbagliato aprire ora questo blog: questo mio diario personale, questa raccolta di pensieri che magari un giorno mi farà ridere, piangere o incazzare.
Ho iniziato con l'immagine di Cyrano di Bergerac. Forse perchè in lui un po' mi rispecchio: sicuramente, anch'io sarei stato in grado di aiutare un amico a conquistare la donna dei miei sogni. Forse, perchè ho avuto bisogno di sentirmi solo per iniziare a scrivere.
Certamente non scriverò bene come lui. Tuttavia, mio caro lettore, prometto di impegnarmi per scrivere al meglio.