giovedì 11 settembre 2008

Finisce qui...

Restano i sogni senza tempo,
le impressioni di un momento,
le luci nel buio di case intraviste da un treno.
Siamo qualcosa che non resta,
frasi vuote nella testa
e il cuore di simboli pieno
(F. Guccini, Incontro)

Oggi questo blog mi ha parlato... In realtà lo faceva da molto tempo, ma solo oggi io gli ho dato retta. Solo oggi, perché la sua richiesta odierna non poteva lasciarmi indifferente. Solo oggi, in cui questo blog mi ha chiesto di morire.
Mi ha chiesto di morire oggi, 294 anni dopo la morte dell'indipendanza catalana (che é un bene, altrimenti non avrei mai ricevuto i 400 euro di Zapatero...), 7 anni dopo il terrore che ha causato la morte di molti uomini, simboli e miti occidentali. Mi ha parlato di eutanasia, dicendomi che ormai non ha più alcun senso la sua esistenza: nessuno legge, nessuno scrive... E del resto, come dargli torto! Mi ha confessato che gli scenari apocalittici, come quelli che si descrivono sui giornali in questi giorni, gli sono sempre piaciuti. E su questo siamo pienamente d'accordo. Perché sappiamo benissimo che basta spegnere e riaccendere il sistema per risolvere un sacco di problemi. Perché oggi, siamo in tantissimi a sperare di essere risucchiati da un buco nero nei pressi di Ginevra e di uscirne in un universo parallelo, dove ognuno si porta dietro solo quello che é, e non quello che ha.

Oggi questo blog mi ha parlato e io ho ascoltato. Mi ha parlato di come la sua morte possa essere un bene per la mia voglia di scrivere: perché la morte non é distruzione, ma cambiamento. Morire non significa solo perdere la vita, ma anche ricominciarne una nuova (almeno lo spero...).
E per questo accolgo di buon grado la richiesta di questo mio amico e compagno di avventure, questo fedele scrivano che mi ha ascoltato e ha reso pubbliche tutte le mie paranoie.
Accolgo la sua richiesta citando la citazione fondamentale, quella che ha dato il nome a questo mio caro amico: perché la conclusione é sempre la parte più importante di una storia.
E forse, anche nella mia storia, qualcosa é arrivato al termine. Me ne rendo conto da una decina di giorni, di ritorno dalle vacanze nella provincia milanese, notando che qui, ormai, ho trovato i miei spazi, i miei ritmi, le mie abitudini. Ormai il capitolo della mia vita intitolato "Nuova vita in quel di Spagna", che ha accompagnato questo blog fin dall'inizio, mi sembra concluso. Leggendo il noiosissimo libro della mia vita, sono arrivato ad una pagina bianca... E mi soffermo ancora un po', prima di voltarla e di iniziare a leggere il prossimo capitolo. Mi soffermo a pensare quali passi avranno ripercussioni nei prossimi capitoli, quali altri cadranno in un buio dimenticatoio per essere magari riesumati dopo tantissime altre pagine. Mi soffermo a ripensare a quello che ho detto, quello che ho fatto, quello che ho scritto... A tutte le impressioni che io ho avuto di me stesso nell'ultimo periodo e quelle che gl altri hanno avuto di me: e mi rendo conto di come queste impressioni, e in generale tutte le nostre idee, cambino con una velocità impressionante, di come passino nel nostro cervello, spesso senza lasciare un segno tangibile come le luci indistinte che si vedono da un treno in viaggio durante la notte.
Eppure, nonostante la velocità delle scene che cambiano nel mio libro, mi sembra spesso di ritrovare scene già incontrate... Perchè, nonostante la velocità delle nostre idee, dei nostri pensieri, del nostro cervello, forse nel cuore, che continua a lavorare lento e regolare, continuano a vivere sogni senza tempo che, lenti e regolari pure loro, riaffiorano nelle nostre esperienze di tutti i giorni, indipendentemente da ciò che incontriamo, ciò che vinciamo, ciò che perdiamo... Sogni che si manifestano indipendentemente da ciò che abbiamo, ma legati solo a quello che siamo veramente. Sogni che si manifestano dal cuore, ma a cui troppo spesso il cervello non presta ascolto. Con il risultato che le veloci impressioni che abbiamo di noi ci condizionano tanto da sperare in un'apocalisse o in un nuovo big bang per vedere riafforare quei sogni, quella parte del nostro essere realmente pura ed incontaminata.

E alla fine, non possiamo fare altro che vederci come qualcosa che non resta... Frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno.

Addio blog.
Addio e tante, tantissime grazie.

domenica 18 maggio 2008

Stessa storia, posto diverso

Running over the same old ground
what have we found?
The same old fears...
Wish you were here...
(Pink Floyd, Wish you were here)

Guardo la data di oggi... Suona così simile a "domenica diciotto novembre". Ricorda quella domenica di sei mesi fa, in cui nella mia testa non c'era spazio per captare nessun segnale dal mondo esterno: tutte le frequenze del mio cervello erano occupate da un messaggio che continuava a ripetersi senza sosta. Un messaggio che raccontava una storia lunga più di 25 anni, e che, nel finale, chiedeva all'ascoltatore cosa avesse trovato in quel lungo periodo, passato ripercorrendo sempre le stesse strade...
Domenica diciotto novembre duemilasette... Dopo novemiladuecentocinquanta giorni di vita, quella domenica l'ho passata sapendo che il giorno seguente qualcosa sarebbe cambiato. Forse nella speranza che quel cambiamento avrebbe potuto cambiare anche qualche parte di me...

Sono passati sei mesi... Sei mesi in cui percorro strade differenti, ma ogni tanto qualche frequenza nella mia testa capta di nuovo quel messaggio trasmesso quella domenica (neanche troppo) lontana. Lo stesso messaggio, ma che si conclude con una domanda diversa.
Quello che mi chiedo oggi è se nutro ancora la stessa speranza di cambiare. Se provo ancora a immaginarmi diverso da quello che sono, se provo ancora a immaginarmi migliore. Mi chiedo le stesse domande a sei mesi di distanza...
Same old fears...

Stesse domande, che probabilmente rimarranno senza risposta. Domande che forse immagino senza risposta, perché il desiderio di cambiare porta con sé una paura ancora più grande. Oppure domande che preferisco lasciare senza risposta, soltanto perché non posso trovare questa risposta da solo.
Ma forse a queste domande, qualcun'altro potrebbe rispondere al mio posto. Spesso ho immaginato qualcuno che lo facesse. Qualcuno che, vedendomi correre su questo nuovo terreno, sapesse dirmi se nutro le stesse vecchie paure. O se sono cambiato.
Ho pensato a molta, moltissima gente, sperando che fosse qui con me, per aprirmi la mente, per mostrarmi se la nuova vita mi ha reso un altro, o semplicemente per farmi compagnia. Ho pensato a molta moltissima gente, chiedendomi se anche loro sperano di vedersi migliori, chiedendomi in che modo cercano di cambiare o quale paura potrebbe bloccare la loro strada verso il sentirsi completamente a proprio agio con se stessi.
Ho sperato di avere (spazialmente) vicino molta gente: ma subito dopo ho pensato che queste stesse persone le sento più vicine di quanto lo siano realmente. Penso che il desiderio di vederci migliori (almeno in qualche parte) sia una prerogativa di tutto il genere umano. Un desiderio che ci accomuna e ci avvicina tutti. Un desiderio che non si estinguerà mai. Un desiderio che può spingerci a grandi cose... Ma che non ci permetterà mai di arrivare a quel lontano obiettivo della perfezione individuale. Perché puoi cambiare nome, puoi cambiare città, puoi cambiare amici, ma non c'è dubbio che chi nasce tondo non può morire quadrato. Questo vale per tutti...

I wish you were here...
Chiunque tu sia...
Ma sappi che, dovunque ti trovi, siamo più vicino di quanto pensi...

martedì 15 aprile 2008

Stati d'animo

Se son d'umore nero, allora scrivo
frugando dentro le nostre miserie
(F. Guccini, L'avvelenata)

Che pena che provo nel vedere questa pagina web rimasta troppo tempo senza aggiornamenti! Mi sembra di vedere una terra desolata all'interno dello sconfinato mondo telematico, una terra resa arida dalla non curanza dei suoi coltivatori... Cioè, dalla non curanza del suo unico coltivatore.
A molti potrebbe sembrare che questo coltivatore abbia definitivamente rinunciato alla sfida offerta dal suo piccolo orticello, abbandonandolo ad una triste ed inesorabile improduttività. Eppure non è così! Questo coltivatore continua a riflettere, continua a provare piacere nel porsi davanti allo schermo bianco e a riempirlo con parole che altrimenti verrebbero disperse dal vento impetuoso del proprio flusso di coscienza.
Dunque, qual è la ragione del fatto che l'ultimo post su questo blog risale a più di un mese fa?
Rifletti, Riccardo... Rifletti...
C'è qualcuno che mi suggerisce che in fondo scrivere è una questione di stati d'animo. E se questo qualcuno scriveva solo quando era d'umore nero, quale dovrebbe essere invece il mood ideale per la mia attività di bloggista?
Noia? Come quella che ho provato venerdì mattina atterrando sotto un cielo carico di pioggia e pensando di aver rinunciato ad un fine settimana di vita metropolitana per colpa del mio eccessivo senso del dovere civile...
Preoccupazione? Come quella che ho provato nel vedere la piccola Eveline perdere la marmitta nel comune di Merate...
Sorpresa? Come quella che ho provato al seggio elettorale di fronte a uno scrutatore che mi chiede un documento d'identità, senza che nessuno dica: "Questo ragazzo lo conosco io!" (Forse è un ulteriore segno del destino, che non mi vuole più vedere inserito nella realtà del piccolo paese di provincia...)
Smarrimento? Come quello che ho provato dopo essere entrato nella cabina elettorale, per la prima volta con la scheda gialla e con la massima incertezza...
Solitudine? Come quella che ho provato rendendomi conto di quanto siano lontane persone con le quali pensavo di avere ancora molto da condividere...
Soddisfazione? Come quella che ho provato ripensando a quelle stesse persone che in fondo non sono così distanti; come quella che ho provato ripensando a quella solitudine che forse provano un po' anche loro, che forse proviamo un po' tutti; come quella che ho provato ripensando al fatto che è proprio questa solitudine a rendere più preziosi i momenti passati in compagnia dei vecchi amici...
Gioia? Come quella che ho provato nel tornare a sedermi sulla poltroncina di un cinema, dopo più di sei mesi...
Gioia al quadrato? Come quella che ho provato nel vedere proiettato sul grande schermo l'ennesimo capolavoro di Paolo Virzì...
Un po' meno gioia? Come quella che ho provato rendendomi conto che, ancora una volta, le caricature di questo regista sono estremamente fedeli alla realtà... Quella realtà che troppo spesso ci va stretta, che troppo spesso ci illudiamo di poter cambiare e che troppo spesso ci lascia col culo per terra...
Tristezza? Come quella che ho provato pensando ad un amico che ha perso l'amore in modo incomprensibile, violento ed innaturale...

Che strano... Alla fine di questa riflessione, non mi sembra di capire quale deve essere lo stato d'animo ideale per la coltivazione di questo blog... Forse questo blog non nasce da una questione di stati d'animo... Forse si tratta solo di avere miserie dentro le quali frugare...
Se è così, cari lettori state tranquilli! Perché, in quanto italiano, di miserie ne avrò per almeno 5 anni...

lunedì 10 marzo 2008

Viva Zapatero

Caratteristica della "Repubblica" è di esser gioco a palla multipla,
ma senza limiti di numero, volume o qualità di sorta:
ognuno inventa le sue palle e poi le spara a propria volta.
E il pubblico pagante che finora è stato zitto
decide chi tifare, esercitando un suo diritto,
credendo a quelle palle che lo fanno più contento
e premiandone l'autore con un posto in Parlamento.
(Frankie Hi-NRG, Rap Lamento)

Complimenti al nuovo presidente!
Complimenti... Come se il buon José Luis leggesse questo stupidissimo blog!
Tuttavia il vecchio e nuovo primo ministro spagnolo, ieri, è riuscito addirittura a convincere baschi e catalani a farsi votare; e del resto, negli ultimi quattro anni, la crescita spagnola non è stata indifferente. Quindi... Ringrazia il mio scarso castilgliano che non mi permette ancora di intendere a meraviglia tutte le tue palle e goditi questi complimenti.
Del resto, ne ho già abbastanza di tutte quelle palle che escono dalle sede di ogni partito italiano prima di arrivare a Montecitorio e a Palazzo Madama. Ne ho già abbastanza degli onorevoli italiani che, pur meritando veramente pochi onori, pretendono di rappresentarmi. E questa domenica passata a seguire in diretta TV gli scrutini delle elezioni spagnole, non ha certo aumentato il mio desiderio di arrivare presto a quel 14 aprile in cui anch'io potrò dire di avere un governo... Anzi, mi viene da dire che, nonostante stia seguendo la campagna elettorale solo attraverso i siti delle testate giornalistiche italiane... NE HO GIÀ ABBASTANZA!
Basta! Mi va stretta questa politica dove a me è permesso solo fare una croce, e vedere delle comodissime poltrone di velluto rosso scaldate da vecchi culi pelosi o da culi siliconati di ex-soubrette... Culi mafiosi, corrotti, ma che diventano, ogni anno che passa, sempre più bravi a sparare cagate!
Basta! C'è da fare qualcosa... Ma che cosa? Sono troppo stanco per pensare... Ed è anche troppo tardi per pensarci... Forse non ci resta che piangere... Ma piangere non si addice mia indole cazzona! Preferisco ridere!
E allora provo a ridere (per quanto ci sia ben poco da ridere), riguardando il video di Frankie-Hi NRG, di quattro anni fa, quando ero uno dei pochissimi pirla che guarda il Pets Show su MTV... Del resto sono convinto che Trevor e Hamish sappiano rappresentarmi molto meglio di...
No! Meglio non fare nomi... Ho scritto abbastanza merda per oggi!
Buona notte!

sabato 16 febbraio 2008

Se fossi nato sportivo...

Si vede che lo sport rende gli uomini cattivi, facendoli parteggiare per il più forte e odiare il più debole.
(A. Moravia)

Ormai sono passati più di sette anni, da quella dura, ma dovuta, decisione... Mi capita di ripensarci, quando guardo la partite del Barça in televisione, e di chiedermi se ho fatto bene o male ad abbandonare la pallacanestro giocata... Ripenso a quando provavo in prima persona l'emozione dell'attesa di quel momento in cui l'arbitro alzava la palla per la prima contesa, a come quella emozione cambiava nel corso dei successivi quaranta minuti e a come si trasformava nella gioia del trionfo o nella delusione della sconfitta. Nella maggior parte dei casi, delusione... Delusione nel vedere urlare mio padre, l'allenatore e tanta altra gente, facendomi capire che il mio non era talento incompreso, ma semplicemente incapacità sportiva. Delusioni tali che, anche quando la mia squadra vinceva, mi sentivo parzialmente escluso dalla gioia della vittoria, convinto che il merito non fosse mio, ma di gente più forte per cui parteggiavo.
Come sportivo, mi sono sempre visto nella sfera del più debole e forse ero arrivato ad un punto in cui iniziavo ad odiarmi. Forse è per questo che ho abbandonato lo sport di squadra. Forse è per questo che ora mi sento più a mio agio nel praticare sport individuali. Come il nuoto. Che oggi, dopo più di quattro mesi di inattività, ho ricominciato a praticare. Con i soliti dilemmi di quando uno si appresta ad iniziare una nuova sfida. Da solo. Di fronte al mio nemico: quella vasca lunga 50 m... Troppo lunga! Un volume troppo grande di acqua fredda che mi fa presagire a una nuova, ma già conosciuta, delusione. Un presagio costante, che mi accompagna almeno per dieci, o quindici vasche; ma poi... Poi senza neanche accorgermene, quell'acqua che credevo nemica, si rivela essere dalla mia parte. Una volta che trovo il ritmo giusto, quei 50 metri diventano solo una successione di bracciate: piccole bracciate non faticose, che pian piano mi portano alla meta prefissata delle cinquanta vasche che, fino a qualche istante prima, sembrava impossibile da raggiungere.
Una piccola sfida, quella di oggi alla piscina Sant Jordi, che mi obbliga a pensare a quella grande sfida, che ormai mi coivolge da tre mesi e mi vede ancora molto lontano dalla meta. Probabilmente, il segreto per vincere in questa seconda sfida sta sempre nel trovare il giusto ritmo: andare avanti, anche se costa fatica raggiungere il proprio obiettivo; ma senza bruciare le tappe, perchè procedendo veloce si consuma troppa energia. Trovare il ritmo giusto e procedere convinto che tra me e il mio obiettivo non ci sono nemici. Non ci sono nemici, non ci sono amici: ci sono solo io. Da solo. Come da solo, il maratoneta o lo scalatore riguarda la strada percorsa una volta raggiunto il traguardo. E da solo, vive la sua gioia, incapace di condividerla con chi non ha provato la stessa fatica.

Se fossi nato sportivo, forse questa cosa l'avrei capita molto prima... Se fossi nato sportivo, forse avrei più sicurezza nell'affrontare le mie sfide... Se fossi nato sportivo, forse a quest'ora sarei abituato a buttarmi nella mischia...
Ma se fossi nato sportivo, forse questa mia grande, grandissima sfida perderebbe tutto il suo fascino. Se fossi nato sportivo, forse a quest'ora non sentirei nessuna emozione nel vedere gente che parteggia per me... Per me, che una volta tanto mi vedo nella sfera del più forte.

giovedì 31 gennaio 2008

Contestar(e)

Val sempre la pena di fare una domanda, ma non sempre di darle una risposta.
(O. Wilde)

Il dizionario italiano definisce contestare come "notificare formalmente a qualcuno, da parte dell'autorità giudiziaria o amministrativa, un reato o una contravvenzione; per estensione: impugnare, contrastare, negare, mettere in dubbio".

Il dizionario spagnolo definisce contestar come "dar [una persona] una información, de forma oral o escrita, en relación con la pregunta, la petición o la demanda que alguien hace". In pratica, contestar si traduce rispondere...

Questo false friend si adatta proprio bene alla storia che voglio raccontare oggi, che é proprio una storia di contestazione alle mie (mancate) risposte. Ma come è possibile contestare una risposta che non arriva? Come è possibile che questo accada al giorno d'oggi? Viviamo in un mondo pervaso dall'agnosticismo e dallo scetticismo, in cui è abbastanza consueto non trovare le risposte alle proprie domande. Ma come è possibile che accada a me?!? A me, che alla veneranda età di 25 anni, ho deciso di continuare a studiare perchè non ritenevo sufficienti le risposte di cui disponevo! A me, una persona la cui esistenza (almeno finora) è stata vincolata da qualsiasi tipo di incertezza e le cui relazioni sono sempre state condizionate dall'incapacità di capire quale fosse la risposta giusta.
No... Mi sembra ancora impossibile che esistano persone che vivono nell'attesa morbosa di una mia risposta!

Tuttavia, sono sicuro che anche questa volta mi sono sbagliato. Come sempre, del resto!
Quindi, invito chiunque alla ricerca di una non so quale risposta, a non rivolgersi a me, ma a qualche maestro di vita mentalmente più equilibrato... Oscar Wilde, per esempio!

lunedì 28 gennaio 2008

Volver

Non bisognerebbe mai ritornare.
Perché calcare i tuoi vecchi passi,
calciare gli stessi sassi
su strade che ti han visto già a occhi bassi?
Non troverai quell'ombra che eri tu
e non avrai quell'ora in più
che hai dissipato e che ora cerchi:
si scioglierà impossibile il pensiero
a rimestare il falso e il vero
in improbabili universi.
(F. Guccini, Non bisognerebbe)

Queste parole non hanno bisogno di commenti. Per lo meno, non ne avrebbero bisogno, se io fossi una persona mentalmente equilibrata: e invece... Invece, ogni volta che prenoto un volo Barcellona-Milano, cerco di illudermi che queste parole non siano del tutto veritiere e che ritornare nei luoghi del passato possa fare solo bene.
In fondo, non é poi così male rivedere i vecchi amici, riascoltare le loro storie, condividere ancora gli odori e i sapori di casa con la famiglia, toccare di nuovo il tuo vecchio, comodo e grandissimo letto... No, non è affatto male!
La parte negativa di tutto questo risiede nel fatto che mi sembra troppo breve questa splendida pace dei sensi che incontro tra le mura di casa... Così breve che mi costringe a chiedermi che cosa mi abbia spinto ad allontanarmi... Così breve che vorrei rivedere nel mio futuro quelle emozioni ormai passate... Così breve che, non faccio tempo ad atterrare a Girona e sto già pensando alla prossima volta che tornerò...

Non bisognerebbe ritornare... Per lo meno, non bisognerebbe pensarci!

Cazzo, non sono proprio capace di fare l'esule...

lunedì 21 gennaio 2008

Politicamente parlando

O forse non è qui il problema
e ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi
e ognuno costruisce il suo sistema
di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali,
scordando che poi infine tutti avremo
due metri di terreno...
(F. Guccini, Canzone di Notte N° 2)

Oggi vorrei parlare di politica... Sembra strano: finora l'ho sempre evitato, ma la situazione attuale in Italia mi spingerebbe a farlo. Tuttavia, mi è difficile parlare di certi argomenti, che, pur toccando temi molto vicini alla mia sensibiltà, mi colgono un poco impreparato. Qui in Spagna siamo ci avviciniamo alla campagna elettorale e sulle TV compaiono solo Zapatero e Rajoy, senza prestare attenzione nè al mondo accademico nè a quello ecclesiastico. Quindi eviterei di farlo: credo che parlare di argomenti che non si conoscono in dettaglio sia fare tutt'altro che fare politica... Se fosse così, immaginate quanta gente idiota possa avere un seggio in Parlamento!

(minuto di riflessione)...

OK! Posso parlare!
In questi giorni, ai giornalisti italiani piace parlare di "libertà di espressione", "laicità del sapere", "dialogo tra fede e ragione"... E un po' sta iniziando a piacere anche a me, come appare dalla documentazione della (ennesima) discussione politica via mail tra fisici. Non ripeto le mie opiniopni (quasi tutti i lettori di questo blog erano tra i destinatari della lunga mailing list... Gli altri lettori mi conoscono e non faranno fatica a immaginare la mia posizione!), ma vorrei soffermarmi su un particolare che mi ha veramente colpito. Ovvero il fatto che, io e un altro chico, in totale accordo di veduta, abbiamo firmato due petizioni on-line completamente differenti! Possibili spiegazioni? Forse entrambi stiamo andando alla deriva verso il centro. Verso quel centro che poi è la stessa direzione in cui sta andando la politica contemporanea.
O forse non è qui il problema... A me sembra che la politica al giorno d'oggi parta da parole che vogliono dire tutto, e quindi niente: parole in cui qualsiasi coglione possa rispecchiarsi, ma che, a un certo punto, prendono una non so quale piega e sfociano nell'accusa di qualcuno da usare come capro espiatorio.
Mi sembra davvero così: la politica di oggi non nasce dal desiderio di costruire un mondo migliore, ma dalla necessità di avere un capro espiatorio, qualunque esso sia! La politica di oggi, pur facendo girare cifre esorbitanti nell'economia di ogni paese (l'Italia soprattutto), si riduce ad un circolo di discussioni e comportamenti infantili. L'utilità dei politici, al giorno d'oggi, è pari a quella di chi passa le giornate a fare simulazioni Quantum Monte Carlo dei cristalli di elio... Con la differenza che a questi ultimi tocca pulirsi il culo con la carta vetrata perchè non hanno i soldi per comprarsi la cartaigienicasupersofficeacentoventinovestratidimorbidezza!

Come volevasi dimostrare... Ho fatto politica: ovvero, mi sono lasciato prendere dai miei piccoli rancori personali e sono arrivato a trovare un capro espiatorio! Ho buttato via il mio tempo scrivendo questo inutile post, scordandomi che, alla fine di tutto, chiunque, io compreso, raggiungerà quei due metri di terreno a cui è inevitabilmente destinato. Spero solo di arrivarci con il culo pulito, perchè credo sia fastidioso grattarsi per tutta l'eternità!

domenica 13 gennaio 2008

Domenica... Assurda ed ignota

E’ da un mese che naviga a vuoto quell’Atlantico amaro,
ma continua a puntare l’ignoto con lo sguardo corsaro;
sarà forse un’assurda battaglia ma ignorare non puoi
che l’Assurdo ci sfida per spingerci ad essere fieri di noi.
(F. Guccini, Cristoforo Colombo)

Domenica di riposo. Dopo il demasiado trabajo della settimana... L'ho scritto in spagnolo, perchè dire troppo lavoro mi suona un po' strano, un po' eccessivo. Altri ritmi, tempistiche diverse, nessuna ossessione generata da non so quale "necessità di agire"...
Domenica in solitudine. Cazzeggio al pc, qualche minuto alla televisione per vedere i risultati delle partite, un po' da sana e sacrosanta lettura.
Domenica. Come tante altre.
Dicono che ho cambiato vita... Sarà vero? Forse è passato ancora poco tempo per rendersene conto. Mi sembra sempre di vagare sperduto in luoghi ancora ignoti. Mi è ancora difficile fissare l'obiettivo di questo viaggio... Perchè in fondo questa nuova esperienza non è altro che un grande, grandissimo viaggio. Un viaggio verso qualcosa che ho sempre creduto possibile. Un viaggio verso qualcosa che mi ha sempre reso felice. Un viaggio verso un nuovo mondo, verso la terra dell'oro, la mia terra dell'oro. Un'impresa attraverso l'ignoto, senza sapere se la rotta che sto seguendo sia quella giusta. Anzi peggio: un'impresa folle dove non sai neanche se la tua destinazione esiste!
Eppure in molti sembrano contenti di questa mia impresa, alcuni addirittura invidiosi... A molti chiederei qualche parere in merito: ma in questo mio universalissimo senso di solitudine, dubito che qualcuno possa darmi il consiglio giusto dettato dall'esperienza. Mi verrebbe voglia di chiederlo a quel personaggio che, imperterrito, fissa il mare da quel punto altissimo in fondo a las Ramblas. A lui che già prima di me ha cercato il suo mondo nuovo, con successo. A lui che, senza curarsi minimamente delle migliaia di persone che gli passano sotto, continua ad indicare verso l'ignoto... Forse con un pizzico di superbia! Ma in fondo quella superbia se l'è meritata...

E io? Tra qualche anno rileggerò queste parole... E rileggendo forse mi renderò conto di quale assurda battaglia ho iniziato. Tra qualche anno... Quando, spero, questo Assurdo mi avrà reso fiero di me stesso! Nel frattempo, incrociamo le dita...

martedì 1 gennaio 2008

Revisione Bilancio 2007 & Preventivo 2008

La sfera di cristallo si è offuscata
e l' aquilone tuo non vola più,

nemmeno il dubbio resta nei pensieri tuoi
,
il tempo passa e fermalo se puoi...

(F. Guccini, Un altro giorno è andato)

Un altro giorno è andato... E quando se ne va il 31 dicembre, sono in molti a credere che non se ne stia andando un giorno come gli altri. Sono in molti a credere che quel banale numerino incrementato sul calendario sia fonte di notevoli cambiamenti e meriti di essere festeggiato nel migliore dei modi.
Avranno ragione loro, visto che festeggio anch'io; tuttavia, dopo aver festeggiato il mio ventiseiesimo capodanno, mi chiedo ancora cosa abbia di tanto speciale questo giorno... Cosa è cambiato da ieri, dal mese scorso, dall'anno scorso? Beh, qualcosa... Ma tutti questi cambiamenti me li aspettavo quell'ormai lontano 1° gennaio 2007? E ora, in che modo questi cambiamenti si sono fissati nei miei pensieri?

Quest'ultima domanda ha già innescato nel mio cervello una sorta di revisione di bilancio, simile a quelli a cui ci hanno abituati decenni di economia di mercato: quelli con tante colonnine e tanti numerini preceduti da un segno. E mentre passo in rassegna tutti gli eventi positivi e negativi del 2007, mi sembra che... Mi sembra che, se trasformassi veramente in numerini tutte quelle immagini che mi passano ora in mente e costurissi un grafico con in ascissa il tempo, potrei mettere una qualsiasi osservabile in ordinata e vedrei sempre una grande differenza tra il punto di arrivo del 2006 e il punto di partenza del 2008.
Nel grafico della mia esistenza, il 2007 ha rappresentato un anno di grandissime transizioni che inevitabilmente mi porterò dietro anche nei prossimi anni. Ha rappresentato cambiamenti che sono iniziati e che richiederanno ancora molto tempo per essere portati a conclusione. Nel 2007 mi sembra di aver riposto quel mio aquilone che non volava più... Se mi dovessero chiedere il motivo di questa mia scelta, quello non saprei dirlo: non saprei se l'ho riposto perchè non mi sentivo più in grado di farlo volare oppure se l'ho riposto per costruirne uno più grande e più bello... Non credo neanche che quella sfera di cristallo, ormai completamente offuscata e inutilizzabile per qualsiasi previsione, possa aiutarmi a capire il perchè delle mie scelte... Del resto non saprei neanche dire se è bene trovare una risposta a questa domanda: tra la sfera offuscata e l'aquilone riposto, ormai non è rimasto nessun dubbio nei miei pensieri... La risposta è solo proseguire: senza sapere dove, senza sapere come, solo proseguire...

Concludendo, giusto per chiudere la revisione del bilancio annuale con un preventivo futuro, mi sento di dire chel'obiettivo importante per il 2008 è quello di fare tesoro dei cambiamenti, delle novità del 2007; è quello di avanzare sulla strada che mi si profila davanti con la giusta sicurezza, senza farmi condizionare dalle salite e dalla fatica che potrei incontrare nel percorso. Andare avanti con il tempo, proseguire senza provare a fermare nè lui nè me stesso...

Detto così sembra facile! Oggi, l'ebbrezza del 1° gennaio rende facilmente realizzabile qualsiasi propostito per l'anno nuovo... Speriamo di riuscire a portarmi dietro questa ebbrezza per tutto il resto dell'anno...