giovedì 11 settembre 2008

Finisce qui...

Restano i sogni senza tempo,
le impressioni di un momento,
le luci nel buio di case intraviste da un treno.
Siamo qualcosa che non resta,
frasi vuote nella testa
e il cuore di simboli pieno
(F. Guccini, Incontro)

Oggi questo blog mi ha parlato... In realtà lo faceva da molto tempo, ma solo oggi io gli ho dato retta. Solo oggi, perché la sua richiesta odierna non poteva lasciarmi indifferente. Solo oggi, in cui questo blog mi ha chiesto di morire.
Mi ha chiesto di morire oggi, 294 anni dopo la morte dell'indipendanza catalana (che é un bene, altrimenti non avrei mai ricevuto i 400 euro di Zapatero...), 7 anni dopo il terrore che ha causato la morte di molti uomini, simboli e miti occidentali. Mi ha parlato di eutanasia, dicendomi che ormai non ha più alcun senso la sua esistenza: nessuno legge, nessuno scrive... E del resto, come dargli torto! Mi ha confessato che gli scenari apocalittici, come quelli che si descrivono sui giornali in questi giorni, gli sono sempre piaciuti. E su questo siamo pienamente d'accordo. Perché sappiamo benissimo che basta spegnere e riaccendere il sistema per risolvere un sacco di problemi. Perché oggi, siamo in tantissimi a sperare di essere risucchiati da un buco nero nei pressi di Ginevra e di uscirne in un universo parallelo, dove ognuno si porta dietro solo quello che é, e non quello che ha.

Oggi questo blog mi ha parlato e io ho ascoltato. Mi ha parlato di come la sua morte possa essere un bene per la mia voglia di scrivere: perché la morte non é distruzione, ma cambiamento. Morire non significa solo perdere la vita, ma anche ricominciarne una nuova (almeno lo spero...).
E per questo accolgo di buon grado la richiesta di questo mio amico e compagno di avventure, questo fedele scrivano che mi ha ascoltato e ha reso pubbliche tutte le mie paranoie.
Accolgo la sua richiesta citando la citazione fondamentale, quella che ha dato il nome a questo mio caro amico: perché la conclusione é sempre la parte più importante di una storia.
E forse, anche nella mia storia, qualcosa é arrivato al termine. Me ne rendo conto da una decina di giorni, di ritorno dalle vacanze nella provincia milanese, notando che qui, ormai, ho trovato i miei spazi, i miei ritmi, le mie abitudini. Ormai il capitolo della mia vita intitolato "Nuova vita in quel di Spagna", che ha accompagnato questo blog fin dall'inizio, mi sembra concluso. Leggendo il noiosissimo libro della mia vita, sono arrivato ad una pagina bianca... E mi soffermo ancora un po', prima di voltarla e di iniziare a leggere il prossimo capitolo. Mi soffermo a pensare quali passi avranno ripercussioni nei prossimi capitoli, quali altri cadranno in un buio dimenticatoio per essere magari riesumati dopo tantissime altre pagine. Mi soffermo a ripensare a quello che ho detto, quello che ho fatto, quello che ho scritto... A tutte le impressioni che io ho avuto di me stesso nell'ultimo periodo e quelle che gl altri hanno avuto di me: e mi rendo conto di come queste impressioni, e in generale tutte le nostre idee, cambino con una velocità impressionante, di come passino nel nostro cervello, spesso senza lasciare un segno tangibile come le luci indistinte che si vedono da un treno in viaggio durante la notte.
Eppure, nonostante la velocità delle scene che cambiano nel mio libro, mi sembra spesso di ritrovare scene già incontrate... Perchè, nonostante la velocità delle nostre idee, dei nostri pensieri, del nostro cervello, forse nel cuore, che continua a lavorare lento e regolare, continuano a vivere sogni senza tempo che, lenti e regolari pure loro, riaffiorano nelle nostre esperienze di tutti i giorni, indipendentemente da ciò che incontriamo, ciò che vinciamo, ciò che perdiamo... Sogni che si manifestano indipendentemente da ciò che abbiamo, ma legati solo a quello che siamo veramente. Sogni che si manifestano dal cuore, ma a cui troppo spesso il cervello non presta ascolto. Con il risultato che le veloci impressioni che abbiamo di noi ci condizionano tanto da sperare in un'apocalisse o in un nuovo big bang per vedere riafforare quei sogni, quella parte del nostro essere realmente pura ed incontaminata.

E alla fine, non possiamo fare altro che vederci come qualcosa che non resta... Frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno.

Addio blog.
Addio e tante, tantissime grazie.

domenica 18 maggio 2008

Stessa storia, posto diverso

Running over the same old ground
what have we found?
The same old fears...
Wish you were here...
(Pink Floyd, Wish you were here)

Guardo la data di oggi... Suona così simile a "domenica diciotto novembre". Ricorda quella domenica di sei mesi fa, in cui nella mia testa non c'era spazio per captare nessun segnale dal mondo esterno: tutte le frequenze del mio cervello erano occupate da un messaggio che continuava a ripetersi senza sosta. Un messaggio che raccontava una storia lunga più di 25 anni, e che, nel finale, chiedeva all'ascoltatore cosa avesse trovato in quel lungo periodo, passato ripercorrendo sempre le stesse strade...
Domenica diciotto novembre duemilasette... Dopo novemiladuecentocinquanta giorni di vita, quella domenica l'ho passata sapendo che il giorno seguente qualcosa sarebbe cambiato. Forse nella speranza che quel cambiamento avrebbe potuto cambiare anche qualche parte di me...

Sono passati sei mesi... Sei mesi in cui percorro strade differenti, ma ogni tanto qualche frequenza nella mia testa capta di nuovo quel messaggio trasmesso quella domenica (neanche troppo) lontana. Lo stesso messaggio, ma che si conclude con una domanda diversa.
Quello che mi chiedo oggi è se nutro ancora la stessa speranza di cambiare. Se provo ancora a immaginarmi diverso da quello che sono, se provo ancora a immaginarmi migliore. Mi chiedo le stesse domande a sei mesi di distanza...
Same old fears...

Stesse domande, che probabilmente rimarranno senza risposta. Domande che forse immagino senza risposta, perché il desiderio di cambiare porta con sé una paura ancora più grande. Oppure domande che preferisco lasciare senza risposta, soltanto perché non posso trovare questa risposta da solo.
Ma forse a queste domande, qualcun'altro potrebbe rispondere al mio posto. Spesso ho immaginato qualcuno che lo facesse. Qualcuno che, vedendomi correre su questo nuovo terreno, sapesse dirmi se nutro le stesse vecchie paure. O se sono cambiato.
Ho pensato a molta, moltissima gente, sperando che fosse qui con me, per aprirmi la mente, per mostrarmi se la nuova vita mi ha reso un altro, o semplicemente per farmi compagnia. Ho pensato a molta moltissima gente, chiedendomi se anche loro sperano di vedersi migliori, chiedendomi in che modo cercano di cambiare o quale paura potrebbe bloccare la loro strada verso il sentirsi completamente a proprio agio con se stessi.
Ho sperato di avere (spazialmente) vicino molta gente: ma subito dopo ho pensato che queste stesse persone le sento più vicine di quanto lo siano realmente. Penso che il desiderio di vederci migliori (almeno in qualche parte) sia una prerogativa di tutto il genere umano. Un desiderio che ci accomuna e ci avvicina tutti. Un desiderio che non si estinguerà mai. Un desiderio che può spingerci a grandi cose... Ma che non ci permetterà mai di arrivare a quel lontano obiettivo della perfezione individuale. Perché puoi cambiare nome, puoi cambiare città, puoi cambiare amici, ma non c'è dubbio che chi nasce tondo non può morire quadrato. Questo vale per tutti...

I wish you were here...
Chiunque tu sia...
Ma sappi che, dovunque ti trovi, siamo più vicino di quanto pensi...

martedì 15 aprile 2008

Stati d'animo

Se son d'umore nero, allora scrivo
frugando dentro le nostre miserie
(F. Guccini, L'avvelenata)

Che pena che provo nel vedere questa pagina web rimasta troppo tempo senza aggiornamenti! Mi sembra di vedere una terra desolata all'interno dello sconfinato mondo telematico, una terra resa arida dalla non curanza dei suoi coltivatori... Cioè, dalla non curanza del suo unico coltivatore.
A molti potrebbe sembrare che questo coltivatore abbia definitivamente rinunciato alla sfida offerta dal suo piccolo orticello, abbandonandolo ad una triste ed inesorabile improduttività. Eppure non è così! Questo coltivatore continua a riflettere, continua a provare piacere nel porsi davanti allo schermo bianco e a riempirlo con parole che altrimenti verrebbero disperse dal vento impetuoso del proprio flusso di coscienza.
Dunque, qual è la ragione del fatto che l'ultimo post su questo blog risale a più di un mese fa?
Rifletti, Riccardo... Rifletti...
C'è qualcuno che mi suggerisce che in fondo scrivere è una questione di stati d'animo. E se questo qualcuno scriveva solo quando era d'umore nero, quale dovrebbe essere invece il mood ideale per la mia attività di bloggista?
Noia? Come quella che ho provato venerdì mattina atterrando sotto un cielo carico di pioggia e pensando di aver rinunciato ad un fine settimana di vita metropolitana per colpa del mio eccessivo senso del dovere civile...
Preoccupazione? Come quella che ho provato nel vedere la piccola Eveline perdere la marmitta nel comune di Merate...
Sorpresa? Come quella che ho provato al seggio elettorale di fronte a uno scrutatore che mi chiede un documento d'identità, senza che nessuno dica: "Questo ragazzo lo conosco io!" (Forse è un ulteriore segno del destino, che non mi vuole più vedere inserito nella realtà del piccolo paese di provincia...)
Smarrimento? Come quello che ho provato dopo essere entrato nella cabina elettorale, per la prima volta con la scheda gialla e con la massima incertezza...
Solitudine? Come quella che ho provato rendendomi conto di quanto siano lontane persone con le quali pensavo di avere ancora molto da condividere...
Soddisfazione? Come quella che ho provato ripensando a quelle stesse persone che in fondo non sono così distanti; come quella che ho provato ripensando a quella solitudine che forse provano un po' anche loro, che forse proviamo un po' tutti; come quella che ho provato ripensando al fatto che è proprio questa solitudine a rendere più preziosi i momenti passati in compagnia dei vecchi amici...
Gioia? Come quella che ho provato nel tornare a sedermi sulla poltroncina di un cinema, dopo più di sei mesi...
Gioia al quadrato? Come quella che ho provato nel vedere proiettato sul grande schermo l'ennesimo capolavoro di Paolo Virzì...
Un po' meno gioia? Come quella che ho provato rendendomi conto che, ancora una volta, le caricature di questo regista sono estremamente fedeli alla realtà... Quella realtà che troppo spesso ci va stretta, che troppo spesso ci illudiamo di poter cambiare e che troppo spesso ci lascia col culo per terra...
Tristezza? Come quella che ho provato pensando ad un amico che ha perso l'amore in modo incomprensibile, violento ed innaturale...

Che strano... Alla fine di questa riflessione, non mi sembra di capire quale deve essere lo stato d'animo ideale per la coltivazione di questo blog... Forse questo blog non nasce da una questione di stati d'animo... Forse si tratta solo di avere miserie dentro le quali frugare...
Se è così, cari lettori state tranquilli! Perché, in quanto italiano, di miserie ne avrò per almeno 5 anni...

lunedì 10 marzo 2008

Viva Zapatero

Caratteristica della "Repubblica" è di esser gioco a palla multipla,
ma senza limiti di numero, volume o qualità di sorta:
ognuno inventa le sue palle e poi le spara a propria volta.
E il pubblico pagante che finora è stato zitto
decide chi tifare, esercitando un suo diritto,
credendo a quelle palle che lo fanno più contento
e premiandone l'autore con un posto in Parlamento.
(Frankie Hi-NRG, Rap Lamento)

Complimenti al nuovo presidente!
Complimenti... Come se il buon José Luis leggesse questo stupidissimo blog!
Tuttavia il vecchio e nuovo primo ministro spagnolo, ieri, è riuscito addirittura a convincere baschi e catalani a farsi votare; e del resto, negli ultimi quattro anni, la crescita spagnola non è stata indifferente. Quindi... Ringrazia il mio scarso castilgliano che non mi permette ancora di intendere a meraviglia tutte le tue palle e goditi questi complimenti.
Del resto, ne ho già abbastanza di tutte quelle palle che escono dalle sede di ogni partito italiano prima di arrivare a Montecitorio e a Palazzo Madama. Ne ho già abbastanza degli onorevoli italiani che, pur meritando veramente pochi onori, pretendono di rappresentarmi. E questa domenica passata a seguire in diretta TV gli scrutini delle elezioni spagnole, non ha certo aumentato il mio desiderio di arrivare presto a quel 14 aprile in cui anch'io potrò dire di avere un governo... Anzi, mi viene da dire che, nonostante stia seguendo la campagna elettorale solo attraverso i siti delle testate giornalistiche italiane... NE HO GIÀ ABBASTANZA!
Basta! Mi va stretta questa politica dove a me è permesso solo fare una croce, e vedere delle comodissime poltrone di velluto rosso scaldate da vecchi culi pelosi o da culi siliconati di ex-soubrette... Culi mafiosi, corrotti, ma che diventano, ogni anno che passa, sempre più bravi a sparare cagate!
Basta! C'è da fare qualcosa... Ma che cosa? Sono troppo stanco per pensare... Ed è anche troppo tardi per pensarci... Forse non ci resta che piangere... Ma piangere non si addice mia indole cazzona! Preferisco ridere!
E allora provo a ridere (per quanto ci sia ben poco da ridere), riguardando il video di Frankie-Hi NRG, di quattro anni fa, quando ero uno dei pochissimi pirla che guarda il Pets Show su MTV... Del resto sono convinto che Trevor e Hamish sappiano rappresentarmi molto meglio di...
No! Meglio non fare nomi... Ho scritto abbastanza merda per oggi!
Buona notte!

sabato 16 febbraio 2008

Se fossi nato sportivo...

Si vede che lo sport rende gli uomini cattivi, facendoli parteggiare per il più forte e odiare il più debole.
(A. Moravia)

Ormai sono passati più di sette anni, da quella dura, ma dovuta, decisione... Mi capita di ripensarci, quando guardo la partite del Barça in televisione, e di chiedermi se ho fatto bene o male ad abbandonare la pallacanestro giocata... Ripenso a quando provavo in prima persona l'emozione dell'attesa di quel momento in cui l'arbitro alzava la palla per la prima contesa, a come quella emozione cambiava nel corso dei successivi quaranta minuti e a come si trasformava nella gioia del trionfo o nella delusione della sconfitta. Nella maggior parte dei casi, delusione... Delusione nel vedere urlare mio padre, l'allenatore e tanta altra gente, facendomi capire che il mio non era talento incompreso, ma semplicemente incapacità sportiva. Delusioni tali che, anche quando la mia squadra vinceva, mi sentivo parzialmente escluso dalla gioia della vittoria, convinto che il merito non fosse mio, ma di gente più forte per cui parteggiavo.
Come sportivo, mi sono sempre visto nella sfera del più debole e forse ero arrivato ad un punto in cui iniziavo ad odiarmi. Forse è per questo che ho abbandonato lo sport di squadra. Forse è per questo che ora mi sento più a mio agio nel praticare sport individuali. Come il nuoto. Che oggi, dopo più di quattro mesi di inattività, ho ricominciato a praticare. Con i soliti dilemmi di quando uno si appresta ad iniziare una nuova sfida. Da solo. Di fronte al mio nemico: quella vasca lunga 50 m... Troppo lunga! Un volume troppo grande di acqua fredda che mi fa presagire a una nuova, ma già conosciuta, delusione. Un presagio costante, che mi accompagna almeno per dieci, o quindici vasche; ma poi... Poi senza neanche accorgermene, quell'acqua che credevo nemica, si rivela essere dalla mia parte. Una volta che trovo il ritmo giusto, quei 50 metri diventano solo una successione di bracciate: piccole bracciate non faticose, che pian piano mi portano alla meta prefissata delle cinquanta vasche che, fino a qualche istante prima, sembrava impossibile da raggiungere.
Una piccola sfida, quella di oggi alla piscina Sant Jordi, che mi obbliga a pensare a quella grande sfida, che ormai mi coivolge da tre mesi e mi vede ancora molto lontano dalla meta. Probabilmente, il segreto per vincere in questa seconda sfida sta sempre nel trovare il giusto ritmo: andare avanti, anche se costa fatica raggiungere il proprio obiettivo; ma senza bruciare le tappe, perchè procedendo veloce si consuma troppa energia. Trovare il ritmo giusto e procedere convinto che tra me e il mio obiettivo non ci sono nemici. Non ci sono nemici, non ci sono amici: ci sono solo io. Da solo. Come da solo, il maratoneta o lo scalatore riguarda la strada percorsa una volta raggiunto il traguardo. E da solo, vive la sua gioia, incapace di condividerla con chi non ha provato la stessa fatica.

Se fossi nato sportivo, forse questa cosa l'avrei capita molto prima... Se fossi nato sportivo, forse avrei più sicurezza nell'affrontare le mie sfide... Se fossi nato sportivo, forse a quest'ora sarei abituato a buttarmi nella mischia...
Ma se fossi nato sportivo, forse questa mia grande, grandissima sfida perderebbe tutto il suo fascino. Se fossi nato sportivo, forse a quest'ora non sentirei nessuna emozione nel vedere gente che parteggia per me... Per me, che una volta tanto mi vedo nella sfera del più forte.