sabato 15 dicembre 2007

Caga Tió vs. Babbo Natale

Caga tió
Caga turró
No caguis arengades que son salades
Caga torrons que són més bons

(Tradizionale filastrocca natalizia catalana)














Sfida sotto l'albero per capire chi, a Natale, porta veramente la felicità.
Nell'angolo destro, il campione in carica Babbo Natale, conosciuto anche come Santa Claus o in tanti altri modi, a seconda del paese di provenienza di colui che si appresta a ricevere regali e felicità. Nell'angolo sinistro, lo sfidante Caga Tiò, poco conosciuto al di fuori del suo paese d'origine, ovvero la Catalunya, ma pronto ad incassare bastonate pur di vedere i piccini sorridere... Tutto è pronto! Si può dare inizio alla sfida...

No, aspettate! Vedo troppe facce perplesse tra il pubblico... Troppa gente si sta ancora chiedendo chi sia lo sfidante. Domande lecite, visto che anche io, fino a ieri, ne ignoravo l'esistenza.
Il Caga Tiò è un simpatico tronco di legno che, l'8 dicembre, entra nelle case catalane chiedendo di essere sfamato e riscaldato da una coperta. Il giorno di Natale, anche i più piccini della famgilia cominciano a dubitare della stipsi del nuovo coinquilino e, a suon di bastonate, al ritmo di qualche filastrocca, cercano di dare una smossa al suo intenstino. Queste bastonate sembrano fare bene al malaugrato tronco, il quale, scoreggia dopo scoreggia, intavola una colossale cagata sul pavimento del salotto... A questo punto, i bimbi tolgono la coperta indossata dal Caga Tiò e, con immensa felicità, scoprono che il nuovo amico non caga merda come loro, ma tantissimi doni e dolcissime caramelle.

Ora che conoscete bene i contendenti al titolo di dispensatore di felicità natalizia (Babbo Natale non ha bisogno di presentazioni...), possiamo dare inizio alla sfida.
Ma purtroppo per voi, cari spettatori, la sfida è impari ed è destinata a durare molto poco. I bambini di tutto il mondo ricevono più felicità nel vedere piombare in casa dal loro camino, un vecchio barbone nordico piuttosto che sfamare un povero, piccolo tronchetto. E così, l'immensa gioia regalata da una cagata, sia che questa venga partorita da un tronco, da un intestino o da un cervello bacato, rimane relegata entro i confini (nemmeno nazionali) dei paesi catalani. Ai bambini di oggi sta molto più simpatico quel panzone che, ormai, è ben diverso dal vescovo filantropo dei primi anni del cristianesimo, ma, col passare degli anni, assomiglia sempre più ad uno schiavo del consumismo invecchiato e ingrassato a suon di Coca Cola. Anzi, questo vecchio obeso sembra stia simpatico a tutti: bambini, giovani, adulti, uomini e donne di tutte le età.
Una simpatia verso il consumismo che, quest'oggi, mi ha letteralmente scandalizzato. Quest'oggi mentre, come tantissima altra gente, ero in giro per negozi, scopro con grande curiosità che un regalo molto gettonato è la Tarjeta de la Navidad: ovvero, un buono acquisto in un determinato negozio, per una cifra scelta a discrezione dell'acquirente. Detto in parole povere, la gente, che non ha voglia di scegliere quale oggetto possa far piacere ai propri amici o familiari, decide di regalare un buono acquisto, lasciando così la "possibilità" al destinatario di scegliere l'oggetto che preferisce ricevere. E ovviamente, su un tale regalo non si può neppure nascondere il prezzo, permettendo quindi, in modo del tutto naturale, una quantificazione dell'affetto natalizio. CARISSIMI MINCHIONI, tanto vale che regalate quelle belle buste riempite con una o più banconote, simili a quelle che mi regalavano i miei nonni qualche anno fa!!! Oppure, evitate di fare regali se per voi il Natale non è più un momento di gioia, ma è diventato un'occasione obbligata in cui sputtanarsi la tredicesima!

Concludendo, avete già capito che quest'anno ho fatto il cattivo. Avete già capito che quest'anno non ho sentito minimamente la magia del Natale, anzi... Non mi sono sentito affatto in dovere di essere, nel mese di Dicembre, più buono che nel resto dell'anno. Quindi, cari lettori, non perdete tempo a cercarmi un regalo, perchè non merito altro che carbone. Ma se volete comunque impegnarvi nella ricerca di un regalo, non regalatemi assolutamente nessuna Tarjeta de la Navidad, perchè, in quel caso, entrerei veramente nelle vostre case a cagarvi sul paviemento del salotto... E tenete presente che le mie cagate non sono dolci e affettuose come quelle del Caga Tiò!
E con questo avvertimento, nel caso che non ci dovessimo più sentire, non mi resta che augurarvi...

Buon Natale!

martedì 11 dicembre 2007

Anonimato metropolitano

Ho perso le parole
oppure sono loro che perdono me
(Ligabue, Ho perso le parole)

E' un po' che non scrivo... Era un po' che volevo farlo, ma non sapevo cosa dire...
A dire il vero non lo so neanche adesso! Continua a farmi compagnia questa piccola stanghetta nera lampeggiante sulla pagina bianca... Continua ad attendere le mie parole, ma io non riesco a dirle niente. Potrei senz'altro raccontarle che sto bene, che qui fa caldo, che ho iniziato a frequentare quotidianamente l'Universitat Politecnica de Catalunya, eccetera, eccetera... Insomma, le solite cose che ormai ho ripetuto in tutte le chat, in tutte le mail, in tutte le telefonate fatte in questi giorni (a questo proposito vorrei ringraziare gli inventori di Skype). Ma non appena scrivo qualcosa di questo genere, la povera stanghetta sembra annoiata, quasi più annoiata di me: e io sono ben contento di non dover ripetere ancora le stesse cose. E allora cosa le dico?
Davvero, non trovo le parole... Cosa mi sta succedendo??? Sarà colpa della lingua? Penso proprio di no! Tre settimane bastano a malapena per capire e dire qualche frasetta, non ti fanno certo perdere il tuo vecchio vocabolario. Sarà la lontananza di quella che per 25 anni è stata la mia casa? Non credo... Tre settimane lontano da Trezzo le ho fatte sempre nelle ultime estati della mia vita; e poi tra 10 giorni sarò di nuovo in Italia.
Tuttavia, se dovessi cercare qualcuno a cui attribuire la colpa di questo mio silenzio, di sicuro metterei nella lista dei presunti colpevoli la città di Barcellona. Questa città ricca, animata, caldissima (è la prima volta in vita mia che mangio il gelato a dicembre!!!) che non mi lascia parlare... Problemi idiomatici a parte, mi sembra che la vita nella metropoli mi stia smaterializzando: l'essere scaraventato qui dopo 25 anni vissuti in una piccola realtà di provincia, mi fa sentire vuoto, anonimo, inutile. Circondato da mille anime frenetiche e cittadine, ho spesso l'idea che nessuno si renda conto della mia esistenza... Come se vivessi con il dono dell'invisibilità!
Però capisco che il dono dell'invisibiltà l'hanno sognato in tanti: e io, tutto sommato, sono felice di questo anonimato metropolitano. Sono contento, anche se questo anonimato mi lascia in silenzio e mi fa perdere le parole... O forse no! Forse sono le parole che perdono me... Forse sono proprio le vecchie parole che si stanno allontanando da me, lasciandomi anonimo, vuoto, libero! In questa metropoli dove nessuno si accorge di me, mi sento veramente libero da quello che la gente che mi circonda può pensare... Quei pensieri che, alla fine, hanno sempre un fondo di verità. Quelle immagini di me, partorite dall'esterno, ma che comunque condividevo e in cui spesso mi sono rispecchiato. Immagini che, tuttavia, ci mettevano poco a sfociare in stereotipi che mi andavano inevitabilmente stretti...

Che sia io a perdere le parole o loro a perdere me, comunque il risultato è lo stesso: nella metropoli mi sento solo e silenzioso, ma mi vedo pronto a ripartire da zero, pronto a costruirmi un futuro, pronto a creare una nuova immagine di me stesso... Non voglio creare questa nuova imagine diversa dalla precedente: però è molto più facile rinnovarsi, avanzare, crescere, dovendo rendere conto solo a se stessi. Spero che qui sia più facile costurire il futuro come l'ho sempre sognato. Qui, nella metropoli, dove interferiscono migliaia di voci, migliaia di suoni e rumori, delle quali nessuna è indirizzata a me... Qui, dove nel frastuono e nella confusione, mi sembra più facile trovare la mia tranquillità e il mio silenzio.