martedì 11 dicembre 2007

Anonimato metropolitano

Ho perso le parole
oppure sono loro che perdono me
(Ligabue, Ho perso le parole)

E' un po' che non scrivo... Era un po' che volevo farlo, ma non sapevo cosa dire...
A dire il vero non lo so neanche adesso! Continua a farmi compagnia questa piccola stanghetta nera lampeggiante sulla pagina bianca... Continua ad attendere le mie parole, ma io non riesco a dirle niente. Potrei senz'altro raccontarle che sto bene, che qui fa caldo, che ho iniziato a frequentare quotidianamente l'Universitat Politecnica de Catalunya, eccetera, eccetera... Insomma, le solite cose che ormai ho ripetuto in tutte le chat, in tutte le mail, in tutte le telefonate fatte in questi giorni (a questo proposito vorrei ringraziare gli inventori di Skype). Ma non appena scrivo qualcosa di questo genere, la povera stanghetta sembra annoiata, quasi più annoiata di me: e io sono ben contento di non dover ripetere ancora le stesse cose. E allora cosa le dico?
Davvero, non trovo le parole... Cosa mi sta succedendo??? Sarà colpa della lingua? Penso proprio di no! Tre settimane bastano a malapena per capire e dire qualche frasetta, non ti fanno certo perdere il tuo vecchio vocabolario. Sarà la lontananza di quella che per 25 anni è stata la mia casa? Non credo... Tre settimane lontano da Trezzo le ho fatte sempre nelle ultime estati della mia vita; e poi tra 10 giorni sarò di nuovo in Italia.
Tuttavia, se dovessi cercare qualcuno a cui attribuire la colpa di questo mio silenzio, di sicuro metterei nella lista dei presunti colpevoli la città di Barcellona. Questa città ricca, animata, caldissima (è la prima volta in vita mia che mangio il gelato a dicembre!!!) che non mi lascia parlare... Problemi idiomatici a parte, mi sembra che la vita nella metropoli mi stia smaterializzando: l'essere scaraventato qui dopo 25 anni vissuti in una piccola realtà di provincia, mi fa sentire vuoto, anonimo, inutile. Circondato da mille anime frenetiche e cittadine, ho spesso l'idea che nessuno si renda conto della mia esistenza... Come se vivessi con il dono dell'invisibilità!
Però capisco che il dono dell'invisibiltà l'hanno sognato in tanti: e io, tutto sommato, sono felice di questo anonimato metropolitano. Sono contento, anche se questo anonimato mi lascia in silenzio e mi fa perdere le parole... O forse no! Forse sono le parole che perdono me... Forse sono proprio le vecchie parole che si stanno allontanando da me, lasciandomi anonimo, vuoto, libero! In questa metropoli dove nessuno si accorge di me, mi sento veramente libero da quello che la gente che mi circonda può pensare... Quei pensieri che, alla fine, hanno sempre un fondo di verità. Quelle immagini di me, partorite dall'esterno, ma che comunque condividevo e in cui spesso mi sono rispecchiato. Immagini che, tuttavia, ci mettevano poco a sfociare in stereotipi che mi andavano inevitabilmente stretti...

Che sia io a perdere le parole o loro a perdere me, comunque il risultato è lo stesso: nella metropoli mi sento solo e silenzioso, ma mi vedo pronto a ripartire da zero, pronto a costruirmi un futuro, pronto a creare una nuova immagine di me stesso... Non voglio creare questa nuova imagine diversa dalla precedente: però è molto più facile rinnovarsi, avanzare, crescere, dovendo rendere conto solo a se stessi. Spero che qui sia più facile costurire il futuro come l'ho sempre sognato. Qui, nella metropoli, dove interferiscono migliaia di voci, migliaia di suoni e rumori, delle quali nessuna è indirizzata a me... Qui, dove nel frastuono e nella confusione, mi sembra più facile trovare la mia tranquillità e il mio silenzio.

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