tag:blogger.com,1999:blog-84337355611683431982024-02-21T11:11:54.553+01:00Frasi vuote nella testaDubbi, sogni, gioie ed elucubrazioni di un 25enne atipico nel 21° secoloRiccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.comBlogger36125tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-7340299989113428802008-09-11T14:09:00.015+02:002008-09-20T18:34:23.072+02:00Finisce qui...<span style="font-style: italic;">Restano i sogni senza tempo,</span><br /><span style="font-style: italic;">le impressioni di un momento,</span><br /><span style="font-style: italic;">le luci nel buio di case intraviste da un treno.</span><br /><span style="font-style: italic;">Siamo qualcosa che non resta,</span><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;">frasi vuote nella testa</span><br /><span style="font-style: italic;">e il cuore di simboli pieno</span><br /><div style="text-align: right;">(F. Guccini, <span style="font-style: italic;">Incontro</span>)<br /><br /><div style="text-align: left;">Oggi questo blog mi ha parlato... In realtà lo faceva da molto tempo, ma solo oggi io gli ho dato retta. Solo oggi, perché la sua richiesta odierna non poteva lasciarmi indifferente. Solo oggi, in cui questo blog mi ha chiesto di morire.<br />Mi ha chiesto di morire oggi, 294 anni dopo la morte dell'indipendanza catalana (che é un bene, altrimenti non avrei mai ricevuto i 400 euro di Zapatero...), 7 anni dopo il terrore che ha causato la morte di molti uomini, simboli e miti occidentali. Mi ha parlato di eutanasia, dicendomi che ormai non ha più alcun senso la sua esistenza: nessuno legge, nessuno scrive... E del resto, come dargli torto! Mi ha confessato che gli scenari apocalittici, come quelli che si descrivono sui giornali in questi giorni, gli sono sempre piaciuti. E su questo siamo pienamente d'accordo. Perché sappiamo benissimo che basta spegnere e riaccendere il sistema per risolvere un sacco di problemi. Perché oggi, siamo in tantissimi a sperare di essere risucchiati da un buco nero nei pressi di Ginevra e di uscirne in un universo parallelo, dove ognuno si porta dietro solo quello che é, e non quello che ha.<br /><br />Oggi questo blog mi ha parlato e io ho ascoltato. Mi ha parlato di come la sua morte possa essere un bene per la mia voglia di scrivere: perché la morte non é distruzione, ma cambiamento. Morire non significa solo perdere la vita, ma anche ricominciarne una nuova (almeno lo spero...).<br />E per questo accolgo di buon grado la richiesta di questo mio amico e compagno di avventure, questo fedele scrivano che mi ha ascoltato e ha reso pubbliche tutte le mie paranoie.<br />Accolgo la sua richiesta citando la citazione fondamentale, quella che ha dato il nome a questo mio caro amico: perché la conclusione é sempre la parte più importante di una storia.<br />E forse, anche nella mia storia, qualcosa é arrivato al termine. Me ne rendo conto da una decina di giorni, di ritorno dalle vacanze nella provincia milanese, notando che qui, ormai, ho trovato i miei spazi, i miei ritmi, le mie abitudini. Ormai il capitolo della mia vita intitolato "Nuova vita in quel di Spagna", che ha accompagnato questo blog fin dall'inizio, mi sembra concluso. Leggendo il noiosissimo libro della mia vita, sono arrivato ad una pagina bianca... E mi soffermo ancora un po', prima di voltarla e di iniziare a leggere il prossimo capitolo. Mi soffermo a pensare quali passi avranno ripercussioni nei prossimi capitoli, quali altri cadranno in un buio dimenticatoio per essere magari riesumati dopo tantissime altre pagine. Mi soffermo a ripensare a quello che ho detto, quello che ho fatto, quello che ho scritto... A tutte le impressioni che io ho avuto di me stesso nell'ultimo periodo e quelle che gl altri hanno avuto di me: e mi rendo conto di come queste impressioni, e in generale tutte le nostre idee, cambino con una velocità impressionante, di come passino nel nostro cervello, spesso senza lasciare un segno tangibile come le luci indistinte che si vedono da un treno in viaggio durante la notte.<br />Eppure, nonostante la velocità delle scene che cambiano nel mio libro, mi sembra spesso di ritrovare scene già incontrate... Perchè, nonostante la velocità delle nostre idee, dei nostri pensieri, del nostro cervello, forse nel cuore, che continua a lavorare lento e regolare, continuano a vivere sogni senza tempo che, lenti e regolari pure loro, riaffiorano nelle nostre esperienze di tutti i giorni, indipendentemente da ciò che incontriamo, ciò che vinciamo, ciò che perdiamo... Sogni che si manifestano indipendentemente da ciò che abbiamo, ma legati solo a quello che siamo veramente. Sogni che si manifestano dal cuore, ma a cui troppo spesso il cervello non presta ascolto. Con il risultato che le veloci impressioni che abbiamo di noi ci condizionano tanto da sperare in un'apocalisse o in un nuovo big bang per vedere riafforare quei sogni, quella parte del nostro essere realmente pura ed incontaminata.<br /><br />E alla fine, non possiamo fare altro che vederci come qualcosa che non resta... <span style="font-style: italic;">Frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno.<br /><br /></span>Addio blog.<br />Addio e tante, tantissime grazie.<span style="font-style: italic;"><br /></span></div></div>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-35335227223965284942008-05-18T12:33:00.015+02:002008-05-20T01:09:05.421+02:00Stessa storia, posto diverso<span style="font-style: italic;">Running over the same old ground</span><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;">what have we found?</span><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;">The same old fears...</span><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;">Wish you were here...</span><br /><div style="text-align: right;">(Pink Floyd, <span style="font-style: italic;">Wish you were here</span>)<br /></div><br />Guardo la data di oggi... Suona così simile a "domenica diciotto novembre". Ricorda quella domenica di sei mesi fa, in cui nella mia testa non c'era spazio per captare nessun segnale dal mondo esterno: tutte le frequenze del mio cervello erano occupate da un messaggio che continuava a ripetersi senza sosta. Un messaggio che raccontava una storia lunga più di 25 anni, e che, nel finale, chiedeva all'ascoltatore cosa avesse trovato in quel lungo periodo, passato ripercorrendo sempre le stesse strade...<br />Domenica diciotto novembre duemilasette... Dopo novemiladuecentocinquanta giorni di vita, quella domenica l'ho passata sapendo che il giorno seguente qualcosa sarebbe cambiato. Forse nella speranza che quel cambiamento avrebbe potuto cambiare anche qualche parte di me...<br /><br />Sono passati sei mesi... Sei mesi in cui percorro strade differenti, ma ogni tanto qualche frequenza nella mia testa capta di nuovo quel messaggio trasmesso quella domenica (neanche troppo) lontana. Lo stesso messaggio, ma che si conclude con una domanda diversa.<br />Quello che mi chiedo oggi è se nutro ancora la stessa speranza di cambiare. Se provo ancora a immaginarmi diverso da quello che sono, se provo ancora a immaginarmi migliore. Mi chiedo le stesse domande a sei mesi di distanza...<br /><span style="font-style: italic;">Same old fears...</span><br /><br />Stesse domande, che probabilmente rimarranno senza risposta. Domande che forse immagino senza risposta, perché il desiderio di cambiare porta con sé una paura ancora più grande. Oppure domande che preferisco lasciare senza risposta, soltanto perché non posso trovare questa risposta da solo.<br />Ma forse a queste domande, qualcun'altro potrebbe rispondere al mio posto. Spesso ho immaginato qualcuno che lo facesse. Qualcuno che, vedendomi correre su questo nuovo terreno, sapesse dirmi se nutro le stesse vecchie paure. O se sono cambiato.<br />Ho pensato a molta, moltissima gente, sperando che fosse qui con me, per aprirmi la mente, per mostrarmi se la nuova vita mi ha reso un altro, o semplicemente per farmi compagnia. Ho pensato a molta moltissima gente, chiedendomi se anche loro sperano di vedersi migliori, chiedendomi in che modo cercano di cambiare o quale paura potrebbe bloccare la loro strada verso il sentirsi completamente a proprio agio con se stessi.<br />Ho sperato di avere (spazialmente) vicino molta gente: ma subito dopo ho pensato che queste stesse persone le sento più vicine di quanto lo siano realmente. Penso che il desiderio di vederci migliori (almeno in qualche parte) sia una prerogativa di tutto il genere umano. Un desiderio che ci accomuna e ci avvicina tutti. Un desiderio che non si estinguerà mai. Un desiderio che può spingerci a grandi cose... Ma che non ci permetterà mai di arrivare a quel lontano obiettivo della perfezione individuale. Perché puoi cambiare nome, puoi cambiare città, puoi cambiare amici, ma non c'è dubbio che <span style="font-style: italic;">chi nasce tondo non può morire quadrato</span>. Questo vale per tutti...<br /><br /><span style="font-style: italic;">I wish you were here...</span><br />Chiunque tu sia...<br />Ma sappi che, dovunque ti trovi, siamo più vicino di quanto pensi...Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-38401770598863152732008-04-15T00:30:00.003+02:002008-04-17T23:29:05.689+02:00Stati d'animo<span style="font-style: italic;">Se son d'umore nero, allora scrivo</span><br /><span style="font-style: italic;">frugando dentro le nostre miserie</span><br /><div style="text-align: right;"><span style="font-style: italic;">(</span>F. Guccini, <span style="font-style: italic;">L'avvelenata)</span><br /><span style="font-style: italic;"></span></div><span style="font-style: italic;"><br /></span>Che pena che provo nel vedere questa pagina web rimasta troppo tempo senza aggiornamenti! Mi sembra di vedere una terra desolata all'interno dello sconfinato mondo telematico, una terra resa arida dalla non curanza dei suoi coltivatori... Cioè, dalla non curanza del suo unico coltivatore.<br />A molti potrebbe sembrare che questo coltivatore abbia definitivamente rinunciato alla sfida offerta dal suo piccolo orticello, abbandonandolo ad una triste ed inesorabile improduttività. Eppure non è così! Questo coltivatore continua a riflettere, continua a provare piacere nel porsi davanti allo schermo bianco e a riempirlo con parole che altrimenti verrebbero disperse dal vento impetuoso del proprio flusso di coscienza<span style="font-style: italic;">.<br /></span><span>Dunque, qual è la ragione del fatto che l'ultimo post su questo blog risale a più di un mese fa?<br />Rifletti, Riccardo... Rifletti...<br />C'è qualcuno che mi suggerisce che in fondo scrivere è una questione di stati d'animo. E se questo qualcuno scriveva solo quando era d'umore nero, quale dovrebbe essere invece il <span style="font-style: italic;">mood</span> ideale per la mia attività di bloggista?<br />Noia? Come quella che ho provato venerdì mattina atterrando sotto un cielo carico di pioggia e pensando di aver rinunciato ad un fine settimana di vita metropolitana per colpa del mio eccessivo senso del dovere civile...<br />Preoccupazione? Come quella che ho provato nel vedere la piccola <span style="font-style: italic;">Eveline</span> perdere la marmitta nel comune di Merate...<br />Sorpresa? Come quella che ho provato al seggio elettorale di fronte a uno scrutatore che mi chiede un documento d'identità, senza che nessuno dica: "Questo ragazzo lo conosco io!" (Forse è un ulteriore segno del destino, che non mi vuole più vedere inserito nella realtà del piccolo paese di provincia...)<br />Smarrimento? Come quello che ho provato dopo essere entrato nella cabina elettorale, per la prima volta con la scheda gialla e con la massima incertezza...<br />Solitudine? Come quella che ho provato rendendomi conto di quanto siano lontane persone con le quali pensavo di avere ancora molto da condividere...<br />Soddisfazione? Come quella che ho provato ripensando a quelle stesse persone che in fondo non sono così distanti; come quella che ho provato ripensando a quella solitudine che forse provano un po' anche loro, che forse proviamo un po' tutti; come quella che ho provato ripensando al fatto che è proprio questa solitudine a rendere più preziosi i momenti passati in compagnia dei vecchi amici...<br />Gioia? Come quella che ho provato nel tornare a sedermi sulla poltroncina di un cinema, dopo più di sei mesi...<br />Gioia al quadrato? Come quella che ho provato nel vedere proiettato sul grande schermo l'ennesimo capolavoro di Paolo Virzì...<br />Un po' meno gioia? Come quella che ho provato rendendomi conto che, ancora una volta, le caricature di questo regista sono estremamente fedeli alla realtà... Quella realtà che troppo spesso ci va stretta, che troppo spesso ci illudiamo di poter cambiare e che troppo spesso ci lascia col culo per terra...<br />Tristezza? Come quella che ho provato pensando ad un amico che ha perso l'amore in modo incomprensibile, violento ed innaturale...<br /><br />Che strano... Alla fine di questa riflessione, non mi sembra di capire quale deve essere lo stato d'animo ideale per la coltivazione di questo blog... Forse questo blog non nasce da una questione di stati d'animo... Forse si tratta solo di avere miserie dentro le quali frugare...<br />Se è così, cari lettori state tranquilli! Perché, in quanto italiano, di miserie ne avrò per almeno 5 anni...<br /></span>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-34124653345821998312008-03-10T16:23:00.005+01:002008-03-11T12:20:42.601+01:00Viva Zapatero<span class="testo"><span style="font-style: italic;">Caratteristica della "Repubblica" è di esser gioco a palla multipla,</span><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;">ma senza limiti di numero, volume o qualità di sorta:</span><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;">ognuno inventa le sue palle e poi le spara a propria volta.<br /></span><span style="font-style: italic;">E il pubblico pagante che finora è stato zitto</span><br /><span style="font-style: italic;">decide chi tifare, esercitando un suo diritto,</span><br /><span style="font-style: italic;">credendo a quelle palle che lo fanno più contento</span><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;">e premiandone l'autore con un posto in Parlamento.</span><br /></span><div style="text-align: right;"><span class="testo">(Frankie Hi-NRG, <a href="http://www.youtube.com/watch?v=ubCCImpT2h4"><span style="font-style: italic;">Rap Lamento</span></a>)</span><br /></div><span class="testo"><br /></span>Complimenti al nuovo presidente!<br />Complimenti... Come se il buon José Luis leggesse questo stupidissimo blog!<br />Tuttavia il vecchio e nuovo primo ministro spagnolo, ieri, è riuscito addirittura a convincere baschi e catalani a farsi votare; e del resto, negli ultimi quattro anni, la crescita spagnola non è stata indifferente. Quindi... Ringrazia il mio scarso castilgliano che non mi permette ancora di intendere a meraviglia tutte le tue palle e goditi questi complimenti.<br />Del resto, ne ho già abbastanza di tutte quelle palle che escono dalle sede di ogni partito italiano prima di arrivare a Montecitorio e a Palazzo Madama. Ne ho già abbastanza degli onorevoli italiani che, pur meritando veramente pochi onori, pretendono di rappresentarmi. E questa domenica passata a seguire in diretta TV gli scrutini delle elezioni spagnole, non ha certo aumentato il mio desiderio di arrivare presto a quel 14 aprile in cui anch'io potrò dire di avere un governo... Anzi, mi viene da dire che, nonostante stia seguendo la campagna elettorale solo attraverso i siti delle testate giornalistiche italiane... NE HO GIÀ ABBASTANZA!<br />Basta! Mi va stretta questa politica dove a me è permesso solo fare una croce, e vedere delle comodissime poltrone di velluto rosso scaldate da vecchi culi pelosi o da culi siliconati di ex-soubrette... Culi mafiosi, corrotti, ma che diventano, ogni anno che passa, sempre più bravi a sparare cagate!<br />Basta! C'è da fare qualcosa... Ma che cosa? Sono troppo stanco per pensare... Ed è anche troppo tardi per pensarci... Forse <span style="font-style: italic;">non ci resta che piangere</span>... Ma piangere non si addice mia indole cazzona! Preferisco ridere!<br />E allora provo a ridere (per quanto ci sia ben poco da ridere), riguardando il video di Frankie-Hi NRG, di quattro anni fa, quando ero uno dei pochissimi pirla che guarda il Pets Show su MTV... Del resto sono convinto che Trevor e Hamish sappiano rappresentarmi molto meglio di...<br />No! Meglio non fare nomi... Ho scritto abbastanza merda per oggi!<br />Buona notte!Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-80955646833858304182008-02-16T15:12:00.010+01:002008-02-17T17:31:07.914+01:00Se fossi nato sportivo...<span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="font-style: italic;"> Si vede che lo sport rende gli uomini cattivi, facendoli parteggiare per il più forte e odiare il più debole.</span><br /></span><div style="text-align: right;"><span style="color: rgb(0, 0, 128);"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><span style="font-style: italic;">(</span>A. Moravia</span><span style="font-style: italic;">)</span><br /><br /></span><div style="text-align: left;">Ormai sono passati più di sette anni, da quella dura, ma dovuta, decisione... Mi capita di ripensarci, quando guardo la partite del Barça in televisione, e di chiedermi se ho fatto bene o male ad abbandonare la pallacanestro giocata... Ripenso a quando provavo in prima persona l'emozione dell'attesa di quel momento in cui l'arbitro alzava la palla per la prima contesa, a come quella emozione cambiava nel corso dei successivi quaranta minuti e a come si trasformava nella gioia del trionfo o nella delusione della sconfitta. Nella maggior parte dei casi, delusione... Delusione nel vedere urlare mio padre, l'allenatore e tanta altra gente, facendomi capire che il mio non era talento incompreso, ma semplicemente incapacità sportiva. Delusioni tali che, anche quando la mia squadra vinceva, mi sentivo parzialmente escluso dalla gioia della vittoria, convinto che il merito non fosse mio, ma di gente più forte per cui parteggiavo.<br />Come sportivo, mi sono sempre visto nella sfera del più debole e forse ero arrivato ad un punto in cui iniziavo ad odiarmi. Forse è per questo che ho abbandonato lo sport di squadra. Forse è per questo che ora mi sento più a mio agio nel praticare sport individuali. Come il nuoto. Che oggi, dopo più di quattro mesi di inattività, ho ricominciato a praticare. Con i soliti dilemmi di quando uno si appresta ad iniziare una nuova sfida. Da solo. Di fronte al mio nemico: quella vasca lunga 50 m... Troppo lunga! Un volume troppo grande di acqua fredda che mi fa presagire a una nuova, ma già conosciuta, delusione. Un presagio costante, che mi accompagna almeno per dieci, o quindici vasche; ma poi... Poi senza neanche accorgermene, quell'acqua che credevo nemica, si rivela essere dalla mia parte. Una volta che trovo il ritmo giusto, quei 50 metri diventano solo una successione di bracciate: piccole bracciate non faticose, che pian piano mi portano alla meta prefissata delle cinquanta vasche che, fino a qualche istante prima, sembrava impossibile da raggiungere.<br />Una piccola sfida, quella di oggi alla <span style="font-style: italic;">piscina Sant Jordi</span>, che mi obbliga a pensare a quella grande sfida, che ormai mi coivolge da tre mesi e mi vede ancora molto lontano dalla meta. Probabilmente, il segreto per vincere in questa seconda sfida sta sempre nel trovare il giusto ritmo: andare avanti, anche se costa fatica raggiungere il proprio obiettivo; ma senza bruciare le tappe, perchè procedendo veloce si consuma troppa energia. Trovare il ritmo giusto e procedere convinto che tra me e il mio obiettivo non ci sono nemici. Non ci sono nemici, non ci sono amici: ci sono solo io. Da solo. Come da solo, il maratoneta o lo scalatore riguarda la strada percorsa una volta raggiunto il traguardo. E da solo, vive la sua gioia, incapace di condividerla con chi non ha provato la stessa fatica.<br /><br />Se fossi nato sportivo, forse questa cosa l'avrei capita molto prima... Se fossi nato sportivo, forse avrei più sicurezza nell'affrontare le mie sfide... Se fossi nato sportivo, forse a quest'ora sarei abituato a buttarmi nella mischia...<br />Ma se fossi nato sportivo, forse questa mia grande, grandissima sfida perderebbe tutto il suo fascino. Se fossi nato sportivo, forse a quest'ora non sentirei nessuna emozione nel vedere gente che parteggia per me... Per me, che una volta tanto mi vedo nella sfera del più forte.<br /></div></div>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-60301764281470289492008-01-31T16:41:00.000+01:002008-01-31T20:00:06.518+01:00Contestar(e)<div style="text-align: left;"><span style="font-style: italic;">Val sempre la pena di fare una domanda, ma non sempre di darle una risposta.</span><br /><div style="text-align: right;"><span style="font-style: italic;">(</span>O. Wilde<span style="font-style: italic;">)</span><br /></div></div><i><br /></i>Il dizionario italiano definisce <span style="font-style: italic;">contestare</span> come "<span style="font-style: italic;">notificare formalmente a qualcuno, da parte dell'autorità giudiziaria o amministrativa, un reato o una contravvenzione; per estensione: impugnare, contrastare, negare, mettere in dubbio</span>".<br /><br />Il dizionario spagnolo definisce <span style="font-style: italic;">contestar</span> come "<span style="font-style: italic;">dar [una persona] una información, de forma oral o escrita, en relación con la pregunta, la petición o la demanda que alguien hace</span>". In pratica, <span style="font-style: italic;">contestar</span> si traduce rispondere...<br /><br />Questo <span style="font-style: italic;">false friend</span> si adatta proprio bene alla storia che voglio raccontare oggi, che é proprio una storia di contestazione alle mie (mancate) risposte. Ma come è possibile contestare una risposta che non arriva? Come è possibile che questo accada al giorno d'oggi? Viviamo in un mondo pervaso dall'agnosticismo e dallo scetticismo, in cui è abbastanza consueto non trovare le risposte alle proprie domande. Ma come è possibile che accada a me?!? A me, che alla veneranda età di 25 anni, ho deciso di continuare a studiare perchè non ritenevo sufficienti le risposte di cui disponevo! A me, una persona la cui esistenza (almeno finora) è stata vincolata da qualsiasi tipo di incertezza e le cui relazioni sono sempre state condizionate dall'incapacità di capire quale fosse la risposta giusta.<br />No... Mi sembra ancora impossibile che esistano persone che vivono nell'attesa morbosa di una mia risposta!<br /><br />Tuttavia, sono sicuro che anche questa volta mi sono sbagliato. Come sempre, del resto!<br />Quindi, invito chiunque alla ricerca di una non so quale risposta, a non rivolgersi a me, ma a qualche maestro di vita mentalmente più equilibrato... Oscar Wilde, per esempio!<br /><span style="color: rgb(0, 0, 0);" class="blueRoman"><a href="http://www.diccionarios.com/consultas.php#" onclick="consultar('hace:','definicion')"></a></span>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-23753954085515179862008-01-28T22:21:00.000+01:002008-01-29T17:10:01.767+01:00Volver<span style="font-style: italic;" class="txt_1"> Non bisognerebbe mai ritornare.<br />Perché calcare i tuoi vecchi passi,<br />calciare gli stessi sassi<br />su strade che ti han visto già a occhi bassi?<br />Non troverai quell'ombra che eri tu<br />e non avrai quell'ora in più<br />che hai dissipato e che ora cerchi:<br />si scioglierà impossibile il pensiero<br />a rimestare il falso e il vero<br />in improbabili universi.<br /></span><div style="text-align: right;"><span class="txt_1">(F. Guccini, <span style="font-style: italic;">Non bisognerebbe</span>)</span><br /><br /><div style="text-align: left;">Queste parole non hanno bisogno di commenti. Per lo meno, non ne avrebbero bisogno, se io fossi una persona mentalmente equilibrata: e invece... Invece, ogni volta che prenoto un volo Barcellona-Milano, cerco di illudermi che queste parole non siano del tutto veritiere e che ritornare nei luoghi del passato possa fare solo bene.<br />In fondo, non é poi così male rivedere i vecchi amici, riascoltare le loro storie, condividere ancora gli odori e i sapori di casa con la famiglia, toccare di nuovo il tuo vecchio, comodo e grandissimo letto... No, non è affatto male!<br />La parte negativa di tutto questo risiede nel fatto che mi sembra troppo breve questa splendida pace dei sensi che incontro tra le mura di casa... Così breve che mi costringe a chiedermi che cosa mi abbia spinto ad allontanarmi... Così breve che vorrei rivedere nel mio futuro quelle emozioni ormai passate... Così breve che, non faccio tempo ad atterrare a Girona e sto già pensando alla prossima volta che tornerò...<br /><br /><span style="font-style: italic;"> Non bisognerebbe</span> ritornare... Per lo meno, <span style="font-style: italic;">non bisognerebbe</span> pensarci!<br /><br />Cazzo, non sono proprio capace di fare l'esule...<br /></div></div>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-7955748159361674992008-01-21T21:47:00.000+01:002008-01-24T20:15:14.733+01:00Politicamente parlando<span class="testo"><span style="font-style: italic;">O forse non è qui il problema<br /></span><span style="font-style: italic;">e ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi<br /></span><span style="font-style: italic;">e ognuno costruisce il suo sistema<br /></span><span style="font-style: italic;">di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali,<br /></span><span style="font-style: italic;">scordando che poi infine tutti avremo</span><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;">due metri di terreno...</span> </span><div style="text-align: right;"><span class="testo"><span style="font-style: italic;">(</span>F. Guccini<span style="font-style: italic;">, Canzone di Notte N° 2)</span></span><br /></div><span class="testo"><br />Oggi vorrei parlare di politica... Sembra strano: finora l'ho sempre evitato, ma la situazione attuale in Italia mi spingerebbe a farlo. Tuttavia, mi è difficile parlare di certi argomenti, che, pur toccando temi molto vicini alla mia sensibiltà, mi colgono un poco impreparato. Qui in Spagna siamo ci avviciniamo alla campagna elettorale e sulle TV compaiono solo Zapatero e Rajoy, senza prestare attenzione nè al mondo accademico nè a quello ecclesiastico. Quindi eviterei di farlo: credo che parlare di argomenti che non si conoscono in dettaglio sia fare tutt'altro che fare politica... Se fosse così, immaginate quanta gente idiota possa avere un seggio in Parlamento!<br /><br />(minuto di riflessione)...<br /><br />OK! Posso parlare!<br />In questi giorni, ai giornalisti italiani piace parlare di "libertà di espressione", "laicità del sapere", "dialogo tra fede e ragione"... E un po' sta iniziando a piacere anche a me, come appare dalla documentazione della (ennesima) discussione politica via mail tra fisici. Non ripeto le mie opiniopni (quasi tutti i lettori di questo blog erano tra i destinatari della lunga mailing list... Gli altri lettori mi conoscono e non faranno fatica a immaginare la mia posizione!), ma vorrei soffermarmi su un particolare che mi ha veramente colpito. Ovvero il fatto che, io e un altro <span style="font-style: italic;">chico</span>, in totale accordo di veduta, abbiamo firmato due petizioni on-line completamente differenti! Possibili spiegazioni? Forse entrambi stiamo andando alla deriva verso il <span style="font-style: italic;">centro</span>. Verso quel centro che poi è la stessa direzione in cui sta andando la politica contemporanea.<br /><span style="font-style: italic;">O forse non è qui il problema...</span> A me sembra che la politica al giorno d'oggi parta da parole che vogliono dire tutto, e quindi niente: parole in cui qualsiasi coglione possa rispecchiarsi, ma che, a un certo punto, prendono una non so quale piega e sfociano nell'accusa di qualcuno da usare come capro espiatorio.<br />Mi sembra davvero così: la politica di oggi non nasce dal desiderio di costruire un mondo migliore, ma dalla necessità di avere un capro espiatorio, qualunque esso sia! La politica di oggi, pur facendo girare cifre esorbitanti nell'economia di ogni paese (l'Italia soprattutto), si riduce ad un circolo di discussioni e comportamenti infantili. L'utilità dei politici, al giorno d'oggi, è pari a quella di chi passa le giornate a fare simulazioni Quantum Monte Carlo dei cristalli di elio... Con la differenza che a questi ultimi tocca pulirsi il culo con la carta vetrata perchè non hanno i soldi per comprarsi la cartaigienicasupersofficeacentoventinovestratidimorbidezza!<br /><br />Come volevasi dimostrare... Ho fatto politica: ovvero, mi sono lasciato prendere dai miei <span style="font-style: italic;">piccoli rancori personali</span> e sono arrivato a trovare un capro espiatorio! Ho buttato via il mio tempo scrivendo questo inutile post, scordandomi che, alla fine di tutto, chiunque, io compreso, raggiungerà quei <span style="font-style: italic;">due metri di terreno</span> a cui è inevitabilmente destinato. Spero solo di arrivarci con il culo pulito, perchè credo sia fastidioso grattarsi per tutta l'eternità!<br /></span>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-12226941872448223982008-01-13T00:56:00.001+01:002008-12-09T21:55:26.266+01:00Domenica... Assurda ed ignota<span class="testo"><span style="font-style: italic;">E’ da un mese che naviga a vuoto quell’Atlantico amaro,</span><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;">ma continua a puntare l’ignoto con lo sguardo corsaro;</span><br /><span style="font-style: italic;">sarà forse un’assurda battaglia ma ignorare non puoi</span><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;">che l’Assurdo ci sfida per spingerci ad essere fieri di noi.</span> </span><div style="text-align: right;"><span class="testo"><span style="font-style: italic;">(</span>F. Guccini<span style="font-style: italic;">, Cristoforo Colombo)<br /><br /></span></span><div style="text-align: left;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOXm_MoF_nyQRWG5i4e1g2RBGh5aQlxsrFaP6oasaAWfdxi-AiuLy7iNAAetY4E8j9v9nuA08SH0ima2RTpks_3LNJDnGhSqy0_e9deXI6-3x41gnhcAlFfawOH2E9jDaxkZRc3GAcsLI/s1600-h/mirador.jpg"><img style="margin: 0pt 0pt 10px 10px; float: right; cursor: pointer; width: 239px; height: 339px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOXm_MoF_nyQRWG5i4e1g2RBGh5aQlxsrFaP6oasaAWfdxi-AiuLy7iNAAetY4E8j9v9nuA08SH0ima2RTpks_3LNJDnGhSqy0_e9deXI6-3x41gnhcAlFfawOH2E9jDaxkZRc3GAcsLI/s400/mirador.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5155458546443034322" border="0" /></a>Domenica di riposo. Dopo il <span style="font-style: italic;">demasiado trabajo</span> della settimana... L'ho scritto in spagnolo, perchè dire <span style="font-style: italic;">troppo lavoro</span> mi suona un po' strano, un po' eccessivo. Altri ritmi, tempistiche diverse, nessuna ossessione generata da non so quale "necessità di agire"...<br />Domenica in solitudine. Cazzeggio al pc, qualche minuto alla televisione per vedere i risultati delle partite, un po' da sana e sacrosanta lettura.<br />Domenica. Come tante altre.<br />Dicono che ho cambiato vita... Sarà vero? Forse è passato ancora poco tempo per rendersene conto. Mi sembra sempre di vagare sperduto in luoghi ancora ignoti. Mi è ancora difficile fissare l'obiettivo di questo viaggio... Perchè in fondo questa nuova esperienza non è altro che un grande, grandissimo viaggio. Un viaggio verso qualcosa che ho sempre creduto possibile. Un viaggio verso qualcosa che mi ha sempre reso felice. Un viaggio verso un nuovo mondo, verso la terra dell'oro, la mia terra dell'oro. Un'impresa attraverso l'ignoto, senza sapere se la rotta che sto seguendo sia quella giusta. Anzi peggio: un'impresa folle dove non sai neanche se la tua destinazione esiste!<br />Eppure in molti sembrano contenti di questa mia impresa, alcuni addirittura invidiosi... A molti chiederei qualche parere in merito: ma in questo mio universalissimo senso di solitudine, dubito che qualcuno possa darmi il consiglio giusto dettato dall'esperienza. Mi verrebbe voglia di chiederlo a quel personaggio che, imperterrito, fissa il mare da quel punto altissimo in fondo a <span style="font-style: italic;">las Ramblas</span>. A lui che già prima di me ha cercato il suo mondo nuovo, con successo. A lui che, senza curarsi minimamente delle migliaia di persone che gli passano sotto, continua ad indicare verso l'ignoto... Forse con un pizzico di superbia! Ma in fondo quella superbia se l'è meritata...<br /><br />E io? Tra qualche anno rileggerò queste parole... E rileggendo forse mi renderò conto di quale assurda battaglia ho iniziato. Tra qualche anno... Quando, spero, questo Assurdo mi avrà reso fiero di me stesso! Nel frattempo, incrociamo le dita...<br /></div></div>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-22380564758953641722008-01-01T17:09:00.000+01:002008-01-10T20:45:18.726+01:00Revisione Bilancio 2007 & Preventivo 2008<span style="font-style: italic;"> La sfera di cristallo si è offuscata</span><span style="font-style: italic;"><br />e l' aquilone tuo non vola più,</span><span style="font-style: italic;"><br />nemmeno il dubbio resta nei pensieri tuoi</span><span style="font-style: italic;">,<br />il tempo passa e fermalo se puoi...</span><br /><div style="text-align: right;">(F. Guccini, <span style="font-style: italic;">Un altro giorno è andato</span>)<br /></div><br />Un altro giorno è andato... E quando se ne va il 31 dicembre, sono in molti a credere che non se ne stia andando un giorno come gli altri. Sono in molti a credere che quel banale numerino incrementato sul calendario sia fonte di notevoli cambiamenti e meriti di essere festeggiato nel migliore dei modi.<br />Avranno ragione loro, visto che festeggio anch'io; tuttavia, dopo aver festeggiato il mio ventiseiesimo capodanno, mi chiedo ancora cosa abbia di tanto speciale questo giorno... Cosa è cambiato da ieri, dal mese scorso, dall'anno scorso? Beh, qualcosa... Ma tutti questi cambiamenti me li aspettavo quell'ormai lontano 1° gennaio 2007? E ora, in che modo questi cambiamenti si sono fissati nei miei pensieri?<br /><br />Quest'ultima domanda ha già innescato nel mio cervello una sorta di revisione di bilancio, simile a quelli a cui ci hanno abituati decenni di economia di mercato: quelli con tante colonnine e tanti numerini preceduti da un segno. E mentre passo in rassegna tutti gli eventi positivi e negativi del 2007, mi sembra che... Mi sembra che, se trasformassi veramente in numerini tutte quelle immagini che mi passano ora in mente e costurissi un grafico con in ascissa il tempo, potrei mettere una qualsiasi osservabile in ordinata e vedrei sempre una grande differenza tra il punto di arrivo del 2006 e il punto di partenza del 2008.<br />Nel grafico della mia esistenza, il 2007 ha rappresentato un anno di grandissime transizioni che inevitabilmente mi porterò dietro anche nei prossimi anni. Ha rappresentato cambiamenti che sono iniziati e che richiederanno ancora molto tempo per essere portati a conclusione. Nel 2007 mi sembra di aver riposto quel mio aquilone che non volava più... Se mi dovessero chiedere il motivo di questa mia scelta, quello non saprei dirlo: non saprei se l'ho riposto perchè non mi sentivo più in grado di farlo volare oppure se l'ho riposto per costruirne uno più grande e più bello... Non credo neanche che quella sfera di cristallo, ormai completamente offuscata e inutilizzabile per qualsiasi previsione, possa aiutarmi a capire il perchè delle mie scelte... Del resto non saprei neanche dire se è bene trovare una risposta a questa domanda: tra la sfera offuscata e l'aquilone riposto, ormai non è rimasto nessun dubbio nei miei pensieri... La risposta è solo proseguire: senza sapere dove, senza sapere come, solo proseguire...<br /><br />Concludendo, giusto per chiudere la revisione del bilancio annuale con un preventivo futuro, mi sento di dire chel'obiettivo importante per il 2008 è quello di fare tesoro dei cambiamenti, delle novità del 2007; è quello di avanzare sulla strada che mi si profila davanti con la giusta sicurezza, senza farmi condizionare dalle salite e dalla fatica che potrei incontrare nel percorso. Andare avanti con il tempo, proseguire senza provare a fermare nè lui nè me stesso...<br /><br />Detto così sembra facile! Oggi, l'ebbrezza del 1° gennaio rende facilmente realizzabile qualsiasi propostito per l'anno nuovo... Speriamo di riuscire a portarmi dietro questa ebbrezza per tutto il resto dell'anno...Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-52438104392169087972007-12-15T20:22:00.000+01:002008-12-09T21:55:26.912+01:00Caga Tió vs. Babbo Natale<p style="margin-bottom: 0cm;font-family:georgia;"><span style="font-size:130%;"><i>Caga tió<br />Caga turró<br />No caguis arengades que son salades<br />Caga torrons que són més bons</i> </span> </p> <div style="text-align: right;"><span style="font-size:100%;">(Tradizionale filastrocca natalizia catalana)</span><br /><div style="text-align: left;"><span style="font-size:100%;"><br /></span><div style="text-align: left;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDctnZYSZmsBTRWZ7qnIUAT4KtV6mgEdCNMF9S_cKktRiACi9t-YoNFqftxZJQ1J8tl2kutdZSouPdkyvj-1hwM4va8lP3-CtvBJQ3MD5kIRMfJHwTW3ufA3j9736bohaiEXPIkL_SNBI/s1600-h/Cagatio.jpg"><img style="margin: 0pt 10px 10px 0pt; float: left; cursor: pointer; width: 166px; height: 216px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDctnZYSZmsBTRWZ7qnIUAT4KtV6mgEdCNMF9S_cKktRiACi9t-YoNFqftxZJQ1J8tl2kutdZSouPdkyvj-1hwM4va8lP3-CtvBJQ3MD5kIRMfJHwTW3ufA3j9736bohaiEXPIkL_SNBI/s400/Cagatio.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5144285008633863874" border="0" /></a><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgBpibHxnWlweI8mXhjv_UTAF_BgmI4SgUxBhD-xEC1PJA6zioIG4RMaOXP5_pNGaPiD_X9EiUiV1EFfgDHVYLIZ4v-5H8cgN3ksq40H379tMZmDPKoJYt0oAtgy6VdMWQIabcrEwrqk4/s1600-h/santa-claus.jpg"><img style="margin: 0pt 0pt 10px 10px; float: right; cursor: pointer; width: 220px; height: 210px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgBpibHxnWlweI8mXhjv_UTAF_BgmI4SgUxBhD-xEC1PJA6zioIG4RMaOXP5_pNGaPiD_X9EiUiV1EFfgDHVYLIZ4v-5H8cgN3ksq40H379tMZmDPKoJYt0oAtgy6VdMWQIabcrEwrqk4/s400/santa-claus.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5144284927029485234" border="0" /></a><span style="font-size:100%;"><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /></span>Sfida sotto l'albero per capire chi, a Natale, porta veramente la felicità.<br />Nell'angolo destro, il campione in carica <i>Babbo Natale</i>, conosciuto anche come <span style="font-style: italic;">Santa Claus</span> o in tanti altri modi, a seconda del paese di provenienza di colui che si appresta a ricevere regali e felicità. Nell'angolo sinistro, lo sfidante <i>Caga Ti</i><span style="font-style: italic;">ò</span>, poco conosciuto al di fuori del suo paese d'origine, ovvero la Catalunya, ma pronto ad incassare bastonate pur di vedere i piccini sorridere... Tutto è pronto! Si può dare inizio alla sfida...<br /><br />No, aspettate! Vedo troppe facce perplesse tra il pubblico... Troppa gente si sta ancora chiedendo chi sia lo sfidante. Domande lecite, visto che anche io, fino a ieri, ne ignoravo l'esistenza.<br />Il <a href="http://www.youtube.com/watch?v=pFbfT8sRHI0&feature=related"><span style="font-style: italic;">Caga Tiò</span></a> è un simpatico tronco di legno che, l'8 dicembre, entra nelle case catalane chiedendo di essere sfamato e riscaldato da una coperta. Il giorno di Natale, anche i più piccini della famgilia cominciano a dubitare della stipsi del nuovo coinquilino e, a suon di bastonate, al ritmo di qualche filastrocca, cercano di dare una smossa al suo intenstino. Queste bastonate sembrano fare bene al malaugrato tronco, il quale, scoreggia dopo scoreggia, intavola una colossale cagata sul pavimento del salotto... A questo punto, i bimbi tolgono la coperta indossata dal <span style="font-style: italic;">Caga Tiò</span> e, con immensa felicità, scoprono che il nuovo amico non caga merda come loro, ma tantissimi doni e dolcissime caramelle.<br /><br />Ora che conoscete bene i contendenti al titolo di <span style="font-style: italic;">dispensatore di felicità natalizi</span>a (<span style="font-style: italic;">Babbo Natale</span> non ha bisogno di presentazioni...), possiamo dare inizio alla sfida.<br />Ma purtroppo per voi, cari spettatori, la sfida è impari ed è destinata a durare molto poco. I bambini di tutto il mondo ricevono più felicità nel vedere piombare in casa dal loro camino, un vecchio barbone nordico piuttosto che sfamare un povero, piccolo tronchetto. E così, l'immensa gioia regalata da una cagata, sia che questa venga partorita da un tronco, da un intestino o da un cervello bacato, rimane relegata entro i confini (nemmeno nazionali) dei paesi catalani. Ai bambini di oggi sta molto più simpatico quel panzone che, ormai, è ben diverso dal vescovo filantropo dei primi anni del cristianesimo, ma, col passare degli anni, assomiglia sempre più ad uno schiavo del consumismo invecchiato e ingrassato a suon di Coca Cola. Anzi, questo vecchio obeso sembra stia simpatico a tutti: bambini, giovani, adulti, uomini e donne di tutte le età.<br />Una simpatia verso il consumismo che, quest'oggi, mi ha letteralmente scandalizzato. Quest'oggi mentre, come tantissima altra gente, ero in giro per negozi, scopro con grande curiosità che un regalo molto gettonato è la <span style="font-style: italic;">Tarjeta de la Navidad</span>: ovvero, un buono acquisto in un determinato negozio, per una cifra scelta a discrezione dell'acquirente. Detto in parole povere, la gente, che non ha voglia di scegliere quale oggetto possa far piacere ai propri amici o familiari, decide di regalare un buono acquisto, lasciando così la "possibilità" al destinatario di scegliere l'oggetto che preferisce ricevere. E ovviamente, su un tale regalo non si può neppure nascondere il prezzo, permettendo quindi, in modo del tutto naturale, una quantificazione dell'affetto natalizio. CARISSIMI MINCHIONI, tanto vale che regalate quelle belle buste riempite con una o più banconote, simili a quelle che mi regalavano i miei nonni qualche anno fa!!! Oppure, evitate di fare regali se per voi il Natale non è più un momento di gioia, ma è diventato un'occasione obbligata in cui sputtanarsi la tredicesima!<br /><br />Concludendo, avete già capito che quest'anno ho fatto il cattivo. Avete già capito che quest'anno non ho sentito minimamente la magia del Natale, anzi... Non mi sono sentito affatto in dovere di essere, nel mese di Dicembre, più buono che nel resto dell'anno. Quindi, cari lettori, non perdete tempo a cercarmi un regalo, perchè non merito altro che carbone. Ma se volete comunque impegnarvi nella ricerca di un regalo, non regalatemi assolutamente nessuna <span style="font-style: italic;">Tarjeta de la Navidad</span>, perchè, in quel caso, entrerei veramente nelle vostre case a cagarvi sul paviemento del salotto... E tenete presente che le mie cagate non sono dolci e affettuose come quelle del <span style="font-style: italic;">Caga Tiò</span>!<br />E con questo avvertimento, nel caso che non ci dovessimo più sentire, non mi resta che augurarvi...<br /><br />Buon Natale!<br /></div></div></div>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-37779102523425224172007-12-11T19:19:00.000+01:002008-01-10T20:44:17.343+01:00Anonimato metropolitano<span class="testo"><span style="font-style: italic;">Ho perso le parole </span><br /><span style="font-style: italic;">oppure sono loro che perdono me</span><br /></span><div style="text-align: right;"><span class="testo">(Ligabue, <span style="font-style: italic;">Ho perso le parole</span>)</span><br /></div><span class="testo"><br />E' un po' che non scrivo... Era un po' che volevo farlo, ma non sapevo cosa dire...<br />A dire il vero non lo so neanche adesso! Continua a farmi compagnia questa piccola stanghetta nera lampeggiante sulla pagina bianca... Continua ad attendere le mie parole, ma io non riesco a dirle niente. Potrei senz'altro raccontarle che sto bene, che qui fa caldo, che ho iniziato a frequentare quotidianamente l'Universitat Politecnica de Catalunya, eccetera, eccetera... Insomma, le solite cose che ormai ho ripetuto in tutte le chat, in tutte le mail, in tutte le telefonate fatte in questi giorni (a questo proposito vorrei ringraziare gli inventori di Skype). Ma non appena scrivo qualcosa di questo genere, la povera stanghetta sembra annoiata, quasi più annoiata di me: e io sono ben contento di non dover ripetere ancora le stesse cose. E allora cosa le dico?<br />Davvero, non trovo le parole... Cosa mi sta succedendo??? Sarà colpa della lingua? Penso proprio di no! Tre settimane bastano a malapena per capire e dire qualche frasetta, non ti fanno certo perdere il tuo vecchio vocabolario. Sarà la lontananza di quella che per 25 anni è stata la mia casa? Non credo... Tre settimane lontano da Trezzo le ho fatte sempre nelle ultime estati della mia vita; e poi tra 10 giorni sarò di nuovo in Italia.<br />Tuttavia, se dovessi cercare qualcuno a cui attribuire la colpa di questo mio silenzio, di sicuro metterei nella lista dei presunti colpevoli la città di Barcellona. Questa città ricca, animata, caldissima (è la prima volta in vita mia che mangio il gelato a dicembre!!!) che non mi lascia parlare... Problemi idiomatici a parte, mi sembra che la vita nella metropoli mi stia smaterializzando: l'essere scaraventato qui dopo 25 anni vissuti in una piccola realtà di provincia, mi fa sentire vuoto, anonimo, inutile. Circondato da mille anime frenetiche e cittadine, ho spesso l'idea che nessuno si renda conto della mia esistenza... Come se vivessi con il dono dell'invisibilità!<br />Però capisco che il dono dell'invisibiltà l'hanno sognato in tanti: e io, tutto sommato, sono felice di questo <span style="font-style: italic;">anonimato metropolitano</span>. Sono contento, anche se questo anonimato mi lascia in silenzio e mi fa perdere le parole... O forse no! Forse sono le parole che perdono me... Forse sono proprio le vecchie parole che si stanno allontanando da me, lasciandomi anonimo, vuoto, libero! In questa metropoli dove nessuno si accorge di me, mi sento veramente libero da quello che la gente che mi circonda può pensare... Quei pensieri che, alla fine, hanno sempre un fondo di verità. Quelle immagini di me, partorite dall'esterno, ma che comunque condividevo e in cui spesso mi sono rispecchiato. Immagini che, tuttavia, ci mettevano poco a sfociare in stereotipi che mi andavano inevitabilmente stretti...<br /><br />Che sia io a perdere le parole o loro a perdere me, comunque il risultato è lo stesso: nella metropoli mi sento solo e silenzioso, ma mi vedo pronto a ripartire da zero, pronto a costruirmi un futuro, pronto a creare una nuova immagine di me stesso... Non voglio creare questa nuova imagine diversa dalla precedente: però è molto più facile rinnovarsi, avanzare, crescere, dovendo rendere conto solo a se stessi. Spero che qui sia più facile costurire il futuro come l'ho sempre sognato. Qui, nella metropoli, dove interferiscono migliaia di voci, migliaia di suoni e rumori, delle quali nessuna è indirizzata a me... Qui, dove nel frastuono e nella confusione, mi sembra più facile trovare la mia tranquillità e il mio silenzio.<br /></span><span class="testo"></span>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-1271561934465400782007-11-28T23:44:00.001+01:002008-12-09T21:55:27.030+01:00Com és diu "neurone" en català?<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtv9RjXp5ZlspJIiy7Dk16oKN7aDRRmVX0o7l_vT4JgtQx-cWylwYW6wHitR1uMyxgJWn2UH6vqD1PEw8j4l0ik9OOYxClUbIUaKTJOecVIYi3_ydhMObobS3M6SJ5oIlYuMUTwdf_ZQk/s1600-h/Siamo-fatti-cosi2.jpg"><img style="margin: 0pt 0pt 10px 10px; float: right; cursor: pointer;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtv9RjXp5ZlspJIiy7Dk16oKN7aDRRmVX0o7l_vT4JgtQx-cWylwYW6wHitR1uMyxgJWn2UH6vqD1PEw8j4l0ik9OOYxClUbIUaKTJOecVIYi3_ydhMObobS3M6SJ5oIlYuMUTwdf_ZQk/s400/Siamo-fatti-cosi2.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5138026002658202066" border="0" /></a><i>[E l'Eterno disse:] «Orsù, scendiamo laggiù e confondiamo la loro lingua, affinché l'uno non comprenda più il parlare dell'al</i><i>tro»</i> <p style="margin-bottom: 0cm;" align="right">(Genesi, 11, 7)</p> <p style="margin-bottom: 0cm;"><br />Qui a Barcellona, il 47% dei miei interlocutori parla in catalano e il 43% parla in spagnolo.<br />Effetto principale di questo bilinguismo è che i pochi neuroni rimasti attivi al'interno della mia scatola cranica, faticano a ricevere qualsiasi segnale proveniente dal nervo acustico, qualunque sia l'idioma utilizzato dalla persona che mi sta parlando. Al punto che, talvolta, ho il timore che mi reputi idiota anche il restante 10% dei miei interlocutori, quel 10% che rappresenta le persone che mi parlano in inglese o in italiano.<br />Poveri neuroni! Rimasti in pochi a svolgere compiti così importanti... Beh, forse non molto importanti, ma comunque difficili... Poveri neuroni! Sommersi da tanti doveri in breve tempo e da pochissimi messaggi facilmente decifrabili!<br />Mi chiedo se queste piccole grandi cellule nervose abbiano vita autonoma... Cioé, mi chiedo se possa essere veritiera un'immagine dei neuroni tipo cartone animato di <i>Siamo fatti così</i>. E provo a immaginare i miei neuroni sani in quel contesto: costretti a moltiplicare la propria produttività a causa di molti colleghi inetti, la cui efficienza è stata drasticamente ridotta da capocciate e alcool; costretti a sforzi sovraumani a distinguere catalano da castigliano; costretti a tutto ciò senza nessun adeguamento di stipendio. Me li immagino sul piede di guerra, armati di striscioni e megafoni a urlare "RICCARDO, VAFFANCULO!!!!". Me li immagino emigrare verso altre scatole craniche, generando una vera e propria fuga di cervello, che nessun ministro della ricerca, né italiano né spagnolo, sarebbe in grado di fermare! Ma dove potrebbero mai fuggire quei pochi neuroni tutti insieme? Secondo me, si dirigerebbero verso l'antica città di Babele, per vedere cosa é rimasto di quella splendida, mitologica torre. Per vedere cosa è rimasto di quella mitologica, fottutissima torre di Babele che ha costretto me, dottorando emigrante ed innocente, alla punizione di una forte incomprensione linguistica, con l'aggravante della confusione generata da un bilinguismo esasperato...<br /><br />Bilinguismo esasperato ed esasperante... E temo che lo sciopero dei miei neuroni sia già iniziato: non riesco più a controllare i miei pensieri, il post si sta concludendo da solo, senza il mio controllo... Forse, è proprio ora di concedere al mio cervello un attimo di riposo: speriamo che basterà quello a riattivare quei poveri, piccoli neuroni senza compagnia...<br /><br />Buona notte! </p>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-85433280690122476512007-11-21T21:55:00.000+01:002008-12-09T21:55:27.250+01:00Al di là del fosso<span style="color: rgb(0, 0, 0); font-style: italic;" class="postbody">L'aereo, ah, l'aereo è invece alluminio lucente,<br />l'aereo è davvero saltare il fosso</span><br /><div style="text-align: right;">(F. Guccini, <span style="font-style: italic;">Argentina</span>)<br /></div><br /><br />Lunedì mattina: sveglia presto. Molto presto per quello che ero abituato fino a quel giorno. Molto presto considerata anche la notte quasi insonne.<br />Lunedì mattina: check in, caffè, giornale, metal detector, chiamata di tutti i passeggeri al gate 12 per l'imbarco sul volo FR 4273 delle 8:40 con destinazione Barcellona-Girona...<br />Lunedì mattina: tutti seduti mentre l'aereo guadagna potenza, accelera, si stacca da terra. Tutti seduti con i propri pensieri in testa: c'è chi dorme e sogna, c'è chi ha fretta di arrivare, c'è chi, anche sull'aereo, continua a parlare di shopping ed acconciature... C'è chi riflette e, riflettendo, vede nei propri pensieri in pochi istanti le immagini più disparate, finchè il proprio flusso di coscienza non viene fermato da un pensiero assordante che recita:<br /><br /><div style="text-align: center;">"MA CHE CAZZO STO FACENDO?"<br /></div><br />Perchè alla fine è sempre così: non potrai mai capire cosa trovi dall'altra parte del fosso finchè non cominci a saltare. E se il salto è un salto lungo circa un migliaio di chilometri, è necessario un decollo ad una velocità tale da farti dubitare di tutte le tue capacità.<br /><br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW1eo5xCX4VW7XpjaNtZAhJM7uWP-uSUgOqiPb0w6ipPcHulbEGRT8SoPbd4Bv0jnssF10_Ue_cg3aPZavQk5PSBQfy0NquoIPiCc42ee4DhAXQG7tZMaSY35Hrw9nd-1040IardAspbc/s1600-h/decollo.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 405px; height: 174px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW1eo5xCX4VW7XpjaNtZAhJM7uWP-uSUgOqiPb0w6ipPcHulbEGRT8SoPbd4Bv0jnssF10_Ue_cg3aPZavQk5PSBQfy0NquoIPiCc42ee4DhAXQG7tZMaSY35Hrw9nd-1040IardAspbc/s320/decollo.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5135413172188582290" border="0" /></a><br />Mercoledì sera: sono due giorni che il fosso è stato saltato.<br />Mercoledì sera: non riesco ancora a confrontare quello che mi aspettavo di trovare con quello che ho trovato realmente. Forse non ho ancora messo ben a fuoco le immagini che mi si presentano davanti. Non ho ancora regolato il mio obiettivo... Forse non ho ancora avuto l'opportunità di farlo: del resto, questi due giorni al di là del fosso (o forse adesso dovrei dire al di qua?...) hanno significato solo burocrazia, burocrazia, passeggiate in solitaria nel <span style="font-style: italic;">Barri Gotic</span> e lungo <span style="font-style: italic;">Passeig de Gracia</span>, burocrazia, qualche parola con colui che potrebbe diventare il mio nuovo mentore (del resto assomiglia abbastanza al mio vecchio mentore...) e per finire, burocrazia.<br /><br />Mercoledì sera: la vita oltre il fosso è cominciata. Per me "oltre il fosso" significa Barcellona; ha una morfologia un po' diversa da quell'Argentina nuova ed aliena che Guccini sognava e non sognava, sperava e non sperava. Ma in fondo il suo significato è lo stesso: perchè mi ritrovo anch'io senza sapere <span style="font-style: italic;">se è come un seme che dà fiore o polvere che vola ad un respiro</span>.<br />E' ancora lì nella mia testa quel pensiero assordante che ho incontrato lunedì mattina, e che ancora adesso non ha una risposta. Del resto lo sapevo bene che non sarebbero bastati due giorni per dare una risposta a quel "Che cazzo sto facendo?" e mettere a tacere quella voce. Forse non basterà un'eternità...<br />Forse mi toccherà metterla a tacere senza concederle nessuna risposta.Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-1773243278258280792007-11-14T20:39:00.001+01:002008-01-10T20:43:11.307+01:00Consuetudini vuote"<i>La consuetudine è una seconda natura che distrugge la prima.</i>"<br /><div style="text-align: right;">(B. Pascal)<br /></div><br />Io, che bevo il Nescafé davanti al PC... Un'immagine ormai familiare a quel "Grande Fratello" che osserva la mia vita: quello che, però, questa strana entità non ha mai visto sono quelle cose dietro di me, tante, tantissime, pronte ad essere infilati in valigia.<br />E di fronte a questa immagine, mi viene da chiedere quali abitudini riuscirò a portare con me in questa nuova esperienza di vita. Mi chiedo se dopo cena berrò ancora il Nescafé davanti al PC, se giocherò ancora ad Hattrick, se scriverò ancora questo stupido blog...<br />Mi chiedo cosa sarebbe stato di me se non avessi avuto queste consuetudini: forse ora sarei completamente diverso... O forse sarei sempre lo stesso personaggio, solo con un vestito diverso!<br />Non saprei... Non riesco a capire se sono le mie abitudini ad aver costruito il mio essere, oppure se é il mio agire quotidiano a nascere da ciò che sono. Non riesco a determinare un rapporto di causa-effetto tra il mio agire ed il mio essere. Che siano dunque la stessa cosa?<br />Difficile dare una risposta... Continuo a pensarci, ma senza successo. Continuo a pensarci, osservando quella tazza rossa, posta a destra del PC e ormai vuota. Continuo a pensarci, osservando quella valigia dietro di me, aperta ed ancora vuota. Forse è tutto questo vuoto che mi circonda che non mi permette di trovare una risposta. A meno di una settimana da quel volo che sicuramente cambierà la mia vita, la mia testa sembra un deserto, vuoto e arido, abitato da pensieri che lo percorrono senza lasciar traccia (questo è il motivo per cui è quasi un mese che non scrivo...).<br />Mi sento vuoto: svuotato di tante consuetudini, buone o cattive che siano. Sento quel senso di vuoto che fa sempre una certa paura. Ma questa volta, la paura é poca. In fondo, il vuoto che mi allarma è quel piccolo vuoto della tazza, rimasta senza caffé... E dall'altra parte, sono affascinato dal vuoto, molto più grande, della valigia: quella valigia aperta, che aspetta di essere riempita di sogni, aspirazioni, progetti... Perchè il vuoto che troppo spesso ci fa paura, è lo stesso vuoto che ci entusiasma, lo stesso vuoto che significa possibilità di costruire o di coltivare quello che preferiamo: perchè solo nel vuoto siamo veramente liberi!<br /><br />Ormai è ora di partire: svuotato dalle vecchie abitudini, vuoto di aspettative future. Sarà una sensazione temporanea, lo so! Presto, mi sarà consueto un altro paesaggio, un altro stile di vita, altri modi di fare... Altre consuetudini che forse riempiranno qualunque cosa: la tazza, la valigia, la mia testa... Consuetudini che forse distruggeranno la mia prima natura! Spero solo che la distruggano a suon di soddisfazioni...Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-59952319181661205532007-10-22T00:04:00.000+02:002008-01-10T20:42:46.966+01:00Sentimenti contrastanti<span style="font-style: italic;">Solo la scissione ed il contrasto rendono ricca e fiorente una vita. Che sarebbero la ragione e la temperanza senza la conoscenza dell'ebbrezza, che sarebbe il piacere dei sensi, se dietro di esso non stesse la morte, e che sarebbe l'amore senza l'eterna mortale ostilità dei sessi?</span><br /><div style="text-align: right;">(H. Hesse, <span style="font-style: italic;">Narciso e Boccadoro</span>)<br /><br /><div style="text-align: left;"><br />Può rendere felice l'idea di dover abbandonare cose, persone, situazioni che finora hanno dato notevole felicità? E si può essere infelici seguendo strade che hai scelto per allontanarsi dall'infelicità?<br />A quanto pare sì... E in questi giorni, il mio stato d'animo potrebe esserne la prova...<br />Si avvicina sempre più il giorno della partenza (almeno credo, visto che la data precisa non la sanno neanche in Spagna...) e sono preda, in brevi istanti, di sentimenti contrastanti: passo velocemente dall'euforia dettata da nuove prospettive a sentimenti di trisitezza, al pensiero di dover cambiare un'immagine di me che, tutto sommato, ho sempre apprezzato. Sono felice nei momenti di solitudine, che mi permettono di capire quanto abbiano contato diverse persone nella mia vita. Ma mi rattristo in compagnia di quelle stesse persone, sapendo che quelli potrebbero essere gli ultimi momenti in cui godo della loro presenza. Sembra paradossale... Mi sento dentro un contrasto incredibile...<br />In fondo, non sono mai stato sicuro dell'esistenza dei contrasti... In fondo capita tantissime volte che ciò che è bianco per uno, è nero per un altro. E allora è facile chiedersi: "Ma il bianco e il nero esistono davvero? O sono solo estremi opposti creati dalla mia mente e che mi sono necessari per distinguere la luce?"<br />Alla fine, mi ha sempre fatto comodo pensare che esistesse qualcosa di assoluto, incomprensibile, che si manifesta ai nostri sensi solo attraverso la separazione di due fasi distinte. Eppure, i contrasti li vedo tutti i giorni, e forse in questo periodo li vedo ancora più netti, mentre quell'assoluto che dovrebbe andare oltre ogni mia proiezione mentale è sempre là, lontano ed intangibile...<br /><br />E allora, cosa pensare? E' vero che ci accorgiamo di molti piaceri solo nei momenti di dolore? E' vero che solo nei momenti di crisi ci si profilano davanti le opportunità?<br />Non lo so... Io darei ragione a <span style="font-style: italic;">Boccadoro</span>: forse questi contrasti non esistono, ma sono certamente loro a rendere meravigliosa la nostra vita.<br /></div></div>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-19563176791670003682007-10-09T11:28:00.001+02:002008-01-10T20:42:32.930+01:00Bivio<span style="font-style: italic;">In un giorno d'Ottobre, in terra boliviana,</span><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;">con cento colpi è morto Ernesto Che Guevara</span><br /><div style="text-align: right;">(F. Guccini, <span style="font-style: italic;">Stagioni</span>)<br /><br /><div style="text-align: left;">Sono passati ben 40 anni da quel 9 Ottobre 1967, quando veniva fucilato il buon Ernesto. E sono passati 5 giorni da quel giorno d'Ottobre in cui, in terra friulana, con un solo colpo ben assestato, hanno vacillato i miei sogni e le mie certezze.<br />E' sempre stato così: non sono mai stato un rivoluzionario e spesso, anche una sola opinione diversa dalla mia può bastare a farmi dubitare delle mie idee. Non è che mi reputo un cervello incapace di vita autonoma: diciamo che ho sempre creduto nella saggezza dei miei interlocutori. E se l'opinione diversa dalla mia esce dalla bocca di qualche esimio professore, mi è decisamente più facile mettere in dubbio la mia posizione.<br />Tuttavia, rivoluzionario o no, ognuno di noi è in grado di capire che non si può progredire se si sta fermi davanti al bivio ad aspettare che qualcun'altro scelga per noi: è bene fare tesoro di ogni consiglio che si ha a disposizione, ma alla fine siamo noi e solo noi gli unici chiamati alla decisione definitiva.<br /><br />Nel mio caso, ci è voluto un po'... Notti in bianco, riflessioni, scambi di opinioni...<br />Ma penso che il vero punto di svolta nasca dall'accettare con serenità le decisioni che la vita ci mette davanti. Quando ti trovi davanti un bivio, l'importante non è preoccuparsi di scegliere la strada giusta, ma essere felici del percorso che ti ha portato a quel bivio! E lì, è importante ascoltare il proprio istinto, vedere quale strada ti ispira di più nel presente, senza troppi indugi sul futuro. Perchè poi, quando hai scelto la tua strada, giusta o sbagliata che sia, si è sempre felici: felici di essere usciti da quel pantano che si trovava davanti al bivio.<br /><br />Ora sono felice. Felice di avere un nuovo obiettivo. O meglio, felice di aver ritrovato un vecchio obiettivo. Felice di continuare quella rivoluzione che avevo lasciato a metà. Felice di procedere verso Ovest... Sperando che nel mio mondo parallelo, sia ad Ovest che sorga il Sole...<br /></div></div>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-43421072029314607062007-10-06T19:01:00.000+02:002008-01-10T20:42:17.373+01:00Grigiore<p style="margin-bottom: 0.5cm;"><span style="font-size:85%;"><i>Visioni e frasi spezzettate si affacciano di nuovo alla mia mente,<br />l'inverno e il freddo le han portate, o son cattivi sogni solamente.<br />Mattino verrà e ti porterà<br />le silouhettes consuete di parvenze;<br />poi ti sveglierai e ricercherai<br />di desideri fragili esistenze...<br />Lo specchio vede un viso noto, ma hai sempre quella solita paura<br />che un giorno ti rifletta il vuoto oppure che svanisca la figura.<br />E ancora non sai se vero tu sei<br />o immagine da specchi raddoppiata;<br />nei giorni che avrai però cercherai<br />l'immagine dai sogni seminata...<br />L'inverno ha steso le sue mani e nelle strade sfugge ciò che sento.<br />Son trine bianche e neri rami che cambiano contorno ogni momento.<br />E ancora non sai come potrai<br />trovare lungo i muri un' esperienza;<br />sapere vorrai, ma ti troverai<br />due anni dopo al punto di partenza...<br />E senti ancora quelle voci di mezzi amori e mezze vite accanto;<br />non sai però se sono vere o sono dentro all' anima soltanto;<br />nei sogni che hai, sai che canterai<br />di fiori che galleggiano sull'acqua.<br />Nei giorni che avrai ti ritroverai<br />due anni dopo sempre quella faccia... </i></span> </p> <dl><dt style="margin-bottom: 0.5cm; text-align: right;"><span style="font-size:85%;"><i>(F. Guccini, Due anni dopo) </i></span> </dt></dl> <p><span style="font-size:85%;"> Non ce l'ho fatta a capire quale frase estrapolare da questa splendida canzone. Oggi sento mia tutta la canzone, non una frase sola e per questo ho deciso di citarla interamente. Oggi (in realtà è da giovedì) che le mie visioni sono spezzettate: da due mattine mi sveglio rendendomi conto di quanto siano fragili i nostri desideri. Nonostante abbia ricevuto le risposte che attendevo, sono tornato a vedere davanti a me contorni indistinti tra il nero ed il bianco. Sono tornato a provare le paure che da tempo non provavo. Da una parte, la paura di smaterializzarmi e di vedere allo specchio un'immagine di me non vera. Dall'altra, la paura di ritrovarmi dopo due, tre o quattro anni a questo stesso punto di partenza: la paura di camminare, percorrere lunghe distanze senza arrivare in nessun luogo.</span></p> <p><span style="font-size:85%;">Ha incominciato a piovere: ora anche l'acqua incombe grigia sui miei pensieri nè bianchi nè neri... Grigio su grigio...<br />Inutile lamentarsi, sono io che mi sono cercato questa situazione. E so già che la soluzione sta in un azione forte, chiara, decisa: bianco o nero. Una scelta oltre la quale non bisogna più guardare indietro...<br />Facile a dirsi...</span></p>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-16722255614684216512007-09-30T18:41:00.000+02:002008-01-10T20:42:03.050+01:00Noia domenicale<span style="font-style: italic;">Questa domenica in settembre</span><br /><span style="font-style: italic;">non sarebbe pesata così...</span><br /><div style="text-align: right;"><span style="font-style: italic;">(</span>F. Guccini, <span style="font-style: italic;">Eskimo)</span><br /></div><br />Se solo avessi avuto una risposta!Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-88233913745619469652007-09-23T11:43:00.001+02:002008-12-09T21:55:27.424+01:00Oroscopi<span style="font-style: italic;">Ho perso la mia mente in chissà quale abuso od ozio</span><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;">ma stan mutando gli astri nelle notti di equinozio</span><br /><div style="text-align: right;">(F. Guccini, <span style="font-style: italic;">Bisanzio</span>)<br /><br /><div style="text-align: left;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq6_dCmjOkA_zJPqKtGmEUkTP3Dy4hvDFNNSDgE3aX4Gx2v1d8y0YAzAVoC7cpCMDErTm_6clVkMD1EsSVqxNlDKDgAfTk3VplF-l5ysV7OxgbR864JsPGL_DochW5taeF85qyt3SvV4U/s1600-h/cartadelcielo.JPG"><img style="margin: 0pt 0pt 10px 10px; float: right; cursor: pointer; width: 220px; height: 226px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq6_dCmjOkA_zJPqKtGmEUkTP3Dy4hvDFNNSDgE3aX4Gx2v1d8y0YAzAVoC7cpCMDErTm_6clVkMD1EsSVqxNlDKDgAfTk3VplF-l5ysV7OxgbR864JsPGL_DochW5taeF85qyt3SvV4U/s320/cartadelcielo.JPG" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5113390717768875490" border="0" /></a><br />Ventitrè settembre, equinozio di autunno. Oggi finisce definitivamente l'estate. E in linea di principio dovrebbe finire anche il mio ozio. Anzi, in linea di principio, il mio ozio sarebbe già dovuto finire tempo fa...<br /><div style="text-align: left;">Peccato che le cose non siano andate così! Il mese di settembre sta giungendo ad una conclusione: per ora senza grandi traguardi raggiunti... Per ora... Perchè alla fine di settembre manca ancora una settimana, che forse è la settimana più importante di tutte! A dirla tutta tutta, alla fine di settembre manca ancora una risposta, che forse è la risposta più importante di tutte!<br /><br />L'ironia di questa mia situazione sta nel fatto che un oroscopo che ho letto all'inizio del mese me l'aveva predetto: "Mercurio in Bilancia rende i nati sotto il segno del Cancro improduttivi e inconcludenti"... Bella forza! Non c'è certo bisogno di Mercurio in Bilancia per capire che, in un mese fatto di attesa e burocrazia, io non avrei avuto la benchè minima voglia di aprire un libro: soprattutto se lo studio era finalizzato a concorsi che per me rappresentano un ripiego!<br />Però, quell'oroscopo che ho letto il mese scorso diceva che, verso il 27 o il 28 settembre, Marte entrava in non so quale segno e ci sarebbe stato per qualche mese: per i nati sotto il segno del Cancro, questo avrebbe significato mesi fatti di nuove avventure e nuove esperienze...<br /><br />Sarà vero? Spero di sì... Mi fa comodo pensare che qualcosa o qualcuno mi porti nella giusta direzione. Soprattutto ora che mi è difficile immagianare il mio futuro: non riesco minimamente a capire dove possa condurmi il mio destino... Vivrò a Barcellona? Lavorerò in università? O farò richiesta per qualche sussidio di disoccupazione?<br />Mi sento veramente come il Filemazio di <a href="http://youtube.com/watch?v=YOZ_Z5zwCik">Bisanzio</a> cantato da Guccini: non ho il coraggio per fare certi oroscopi, certe previsioni, certe scelte... <span style="font-style: italic;">E resto qui ad aspettare che ritorni giorno... </span><span style="font-style: italic;">Ma vedo in me e nei segni che qualcosa sta cambiando, ma è un debole presagio che non dice come e quando...</span><br /><br />Speriamo davvero che qualcosa cambi, in qualche modo e in qualche tempo... Anche se c'è sempre il rischio che quella Barcellona sia per me quello che Bisanzio era per Filemazio: <span style="font-style: italic;">forse è solo un simbolo insondabile, un mito che non mi è consueto, un sogno che si fa incompleto...</span><br /><br />Bisanzio forse non è mai esistita... E Barcellona?<br /></div></div></div>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-76119050564760351002007-09-18T16:28:00.000+02:002008-01-10T20:41:13.123+01:00Malinconia<em style="color: rgb(0, 0, 0);">Dice che la malinconia non è altro che una forte presenza nel cervello di un neurotrasmettitore che si chiama sierotonina. E succede che si ciondola come foglie morte e un pò ci si affeziona a questo strazio e non si vorrebbe guarire più.</em><br /><div style="text-align: right;">(E. Gabriellini, <span style="font-style: italic;">Piero Mansani</span> in <span style="font-style: italic;">Ovosodo</span>)<br /></div><br />Sensazione strana... Già provata in passato, ma sempre strana... Ogni volta che ti assale la malinconia non sai mai cosa ti prende veramente... E oltretutto, é sempre difficile prevedere quando potresti diventare vittima della malinconia...<br />Ad esempio oggi, alle ore 14:30, quando ho oltrepassato il cancello di via Celoria 16 a Milano ancora una volta... Sarà l'ultima volta? Non saprei... Un po' ci spero... Un po' vorrei tornare indietro...<br />Tornare indietro a quei momenti in cui passare quel cancello era un abitudine e sapevi che quell'abitudine l'avresti portata con te ancora per tanto tempo!<br />Non lo so... In fondo oggi, lì, in quel dipartimento mi sentivo spaesato, solo... Solo a rispondere alle domande consuete (almeno per me!) riguardo quella Spagna che non saprei ancora come definire... Un sogno... Un progetto di vita... Una sacro oracolo che ci mette mesi a rispondere alle mie domande... (clicca <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Spagna">qui</a> per una definizione un pochino più pertinente!)<br />Mi sentivo solo in un posto che ancora oggi ha evocato ricordi di uno splendido passato... Mi sentivo solo a guardare le matricoline uscire dai precorsi e a ripensare a come mi sentivo spaesato, ma in maniera diversa, quelle lontane mattinate di sei anni fa... Mi sentivo solo a guardare gli studenti in aula silenzio e a pensare (come sempre) "Cazzo! Sempre le solite facce!"... Mi sentivo solo in un posto che, forse, non vorrei rappresentasse il mio futuro...<br />Non lo so... Mi sembra davvero di ciondolare come una foglia morta, come diceva Piero Mansani, uno dei miei più grandi eroi cinematografici... Mi sembra davvero di ciondolare attaccato ad un ramo nell'attesa che qualcosa si spezzi... Anche se non vuoi che quel qualcosa si spezzi troppo velocemente... Perchè sai che, quando quel qualcosa si è spezzato, potrebbe essere per sempre...<br /><br />Non lo so... Ho una forte confusione nel cervello... Sicuramente l'ho già provata... Sicuramente la proverò ancora nel futuro... Sicuramente l'avrete provata anche voi...<br /><br />Maledetta sierotonina!!!Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-54350782341074047572007-09-07T18:50:00.000+02:002008-01-10T20:40:42.854+01:00Questione di autostima<span style="font-style: italic;">Non l'ho mai avuto gonfio così</span><br /><div style="text-align: right;">(Fabri Fibra, <span style="font-style: italic;">Gonfio così</span>)<br /><br /><div style="text-align: left;">Voglio cominciare questo post con una citazione del sig. Tarducci Fabrizio, anche se con un accezione un po' diversa da quello che diceva nel suo brano musicale. Non voglio specificare cosa intendesse lui, ma io voglio utilizzare le sue parole per riferirmi al mio ego, alla mia autostima che oggi ha raggiunto livelli davvero inaspettati.<br />E pensare che ieri sembrava tutto così difficile: ieri, quando i miei sogni, le mie ambizioni hanno cozzato contro lo spettro di una burocrazia, quella spagnola, addirittura più lenta di quella italiana. Preoccupazioni inutili, visto che poi tutto si è risolto in tempi ragionevoli... Però, devo ammettere che stamattina non ero dell'umore giusto di rientrare in università: ricominciare a studiare con la speranza di raggiungere un posto dove ci mettono 40 giorni per attivare un account su un sito internet è abbastanza deprimente...<br />Poi, però qualcosa è cambiato... Innanzitutto, non ho cominciato a studiare, ma ho vissuto una bella giornata di cazzeggio universitario: in ottima compagnia, come ai vecchi tempi, quando si riusciva ancora a divertirsi in quello squallido dipartiemento.<br />Ma il meglio è arrivato a metà pomeriggio, quando ho letto le opinioni di una persona il cui parere per me conta veramente molto. E, anche se <span style="font-style: italic;">il Davide</span> in passato aveva già manifestato la sua stima nei miei confornti, non mi aspettavo proprio si rivolgesse a me in quel modo... Pensavo che in una lettera di presentazione, i docenti scrivessero sempre le solite banalità. E invece, sono rimasto particolarmente sorpreso del contrario...<br /><br />Ma ho un dubbio... E se, per qualche motivo, avesse scritto un sacco di balle?... Non importa!!! Oggi va tutto per il meglio e andrò avanti nella mia auto-esaltazione!!! Sono troppo fiero di me stesso! Il mio ego non è mai stato gonfio così... E oltretutto continua a gonfiarsi... Attendo solo che arrivi qualche bella prugnella a gonfiarmi qualcos'altro (come è successo al buon Fabri Fibra!)<br /></div></div>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-18192517018378579142007-09-01T15:22:00.000+02:002008-01-10T20:40:28.097+01:00Stoicismo<span style="font-style: italic;" class="mediotxt"> Si volge ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il presente.<br /></span><div style="text-align: right;"><span style="font-style: italic;" class="mediotxt">(</span><span class="mediotxt">Seneca</span><span style="font-style: italic;" class="mediotxt">)</span><br /></div><div style="text-align: right;"><span class="mediotxt"><span style="font-style: italic;"><br /></span></span><div style="text-align: left;">Ieri sera, in una discussione transoceanica in chat, mi è stato chiesto come si fa ad essere stoici. Non saprei dire perchè il mio interlocutore (nonchè mio maestro di vita) mi ha fatto questa strana domanda. Mi reputa davvero uno stoico?<br />Beh, ultimamente sono cambiato. E mi pare di essere cambiato in quella direzione. Con il senno di poi, mi rendo conto di avere raggiunto, nell'ultimo periodo, un certo <span style="font-style: italic;">dominio di me</span>. Prima mi lasciavo spesso condizionare dall'idea che gli altri potevano avere di me; prima facevo il possibile per lasciare la mia impronta nel mondo che mi circondava; forse speravo che quella impronta potesse davvero migliorare le cose e le persone che mi stavano attorno. Ora, invece, mi sembra di essere giunto ad una fase <span style="font-style: italic;">apatica</span> della mia vita (nel senso stoico del termine: <span style="font-style: italic;">a-pathos</span>, senza passioni): vedo le cose con maggiore distacco e neanche le trombe d'aria sembrano riuscire a spezzare il mio grosso fusto (come invece è successo a tanti poveri alberi a Trezzo l'altro ieri... <span style="font-style: italic;">sigh!</span>)<br />Probabilmente questa imperturbabilità<span style="font-style: italic;"> </span>non è la risposta definitiva. Comunque, invidio il mondo della <span style="font-style: italic;">stoà</span> in cui l'apatico non era uno sfigato, ma un saggio consapevole della provvidenzialità e della razionalità di ogni evento, anche dei più negativi.<br /><br />Quindi, caro Giorgio, devo ammettere che io non so proprio come risponedere alla tua domanda su come si fa ad essere stoici. Forse dovresti chiedere a Seneca...<span style="font-style: italic;"><br /></span><span class="mediotxt"><span><span style="font-style: italic;">Il destino conduce chi lo accetta, trascina chi è riluttante...<br /></span>In questo mondo in cui siamo corpi in un eterno moto caotico, circondato da una moltitudine di altri corpi che si muovono in maniera altrettanto disordinata, forse l'unica possibilità che ci è concessa è quella di trovare il nostro spazio nel presente. Il futuro è completamente imprevedibile. E' legato a un numero troppo grande di gradi di libertà, che nessuno di noi riesce a controllare.<br />Ma in fondo, il futuro nasce direttamente dal presente: vivendo il tuo presente senza preoccupazioni, queste nel futuro tarderanno ad arrivare. E penso che, finchè sei lì in America Latina, non ti sarà poi così difficile tenere lontano queste preoccupazioni!<br />Accettare il presente è il primo passo per volgere serenamente al futuro...<br /><br />Se poi vuoi rimanere in Perù, non c'è nessun problema! Tanto ho promesso di ubriacarmi con te al pub <span style="font-style: italic;">Govinda</span> a Cuzco...<br /></span></span></div></div>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-80776151577052842007-08-21T19:44:00.000+02:002008-12-09T21:55:27.616+01:00Il mondo visto dallo spazio<span class="testo"><span style="font-style: italic;">Non c'è rumore, solo pace non c'è distrazione<br /></span><span style="font-style: italic;">e vedo allontanarsi sempre più la tentazione<br /></span><span style="font-style: italic;">di continuare a credere che possa ritornare</span></span><br /><span class="testo"><span style="font-style: italic;">passando in un secondo dal mio cielo al vostro mare</span><br /></span><div style="text-align: right;"><span class="testo">(Delta V, <span style="font-style: italic;">Il mondo visto dallo spazio</span>)<br /><br /></span></div><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisbRt8o1epR-hS9zsB24z_S5NoRmP-B9Ct-Bxn4elZFWrfMQECqZkMjPT1prWJdCf42_djSli8rHNOBdUlzkKqbRwQhT9Xj4FcBr7bdAMfJoHhnBN14fxcjhGiwDw7H8SmXTzC30kc5xo/s1600-h/earth,4.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisbRt8o1epR-hS9zsB24z_S5NoRmP-B9Ct-Bxn4elZFWrfMQECqZkMjPT1prWJdCf42_djSli8rHNOBdUlzkKqbRwQhT9Xj4FcBr7bdAMfJoHhnBN14fxcjhGiwDw7H8SmXTzC30kc5xo/s320/earth,4.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5101218692964626418" border="0" /></a><br /><span class="testo">"Fermate il mondo, voglio scendere!"<br />Ricordo che ero solito dire questa frase nella mia adolescenza: quando ogni cosa mi sembrava andasse male, quando pensavo di avere tutto il mondo</span><span class="testo"> contro</span><span class="testo">, chiedevo a qualcuno che mi facesse scendere da questo folle pianeta in eterno movimento. Speravo di poter rifugiarmi in un posto sufficientemente lontano da quella frenesia che spesso sembra caratterizzare ognuno di noi.<br />Dopo tanto tempo, penso di aver raggiunto il mio obiettivo. Anche se non ne sentivo la necessità. Due settimane a vagabondare lungo le coste della Corsica a bordo di </span><span class="testo">una barca a vela mi hanno permesso di disconnettere il cavo che collegava il mio cervello al resto del mondo. E ora, tornato ai diritti e doveri di sempre, non ricodro più come fare a collegare quel cavo... E' vero! Talvolta, mi sembra di essere un rincoglionito in preda a chissà quale turbine psichico. Ma sto indubbiamente bene in questa condizione di invisibiltà da parte del resto del mondo. Mi sento veramente a mio agio a osservare il mondo librando in uno spazio senza gravità e spero che lo shuttle che mi riporterà indietro arrivi con il maggiore ritardo possibile.<br /><br />E pensare che mio padre, invece, insiste tanto perché io inizi a lavorare...<br /></span>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8433735561168343198.post-82018999390273230502007-07-30T00:01:00.000+02:002008-12-09T21:55:27.756+01:00Ad un'Amica Autentica, Aspirante Archeologa<span style="font-style: italic;">Non è poi così lontana Samarcanda,<br /></span><span style="font-style: italic;">corri cavallo, corri di là...</span><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;">ho cantato insieme a te tutta la notte</span><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;">corri come il vento che ci arriverà</span><br /><div style="text-align: right;">(R. Vecchioni, <span style="font-style: italic;">Samarcanda</span>)<br /><br /><div style="text-align: justify;">Cara Valentina,<br />ogni promessa è debito. E questo post te l'avevo promesso.<br />Ti avevo promesso un post per salutarti, prima del tuo viaggio nelle terre sperdute dell'Asia centrale. Cercherò di scrivere qualcosa di più, oltre ai saluti... Anche se non posso darti nessuna garanzia sul risultato finale. Del resto sei sempre stata tu quella più brava a scrivere.<br />Io ero quello bravo con i numeri: ma questa volta, l'unico numero che può venire in mio aiuto è il 25. Venticinque come gli anni da cui dura la nostra amicizia. E mi rendo conto di quanto siano lunghi 25 anni soprattutto a quando ripenso a tutti i momenti passati insieme: a quegli innumerevoli episodi vissuti in luoghi e circostanze diverse; a tutte quelle volte in cui abbiamo riso insieme e a quelle in cui abbiamo pianto; ai momenti in cui, anche se ti trovavi a 400 km di distanza, mi bastava ricevere un sms per sentirti vicina; ai momenti in cui eravamo in perfetta sintonia e a quelli di totale incomprensione.<br /><div style="text-align: justify;">Perchè in qualsiasi rapporto autentico, non possono mancare le incomprensioni. Infatti, non ho mai capito quale vocazione artistica ti abbia portato verso lo studio dell'archeologia. Non ho mai capito quale suggestione provavi di fronte a certi sassi vecchi 2500 anni. Ancora adesso non capisco cosa ci sia di interessante nell'indagare popolazioni che stanno scomparendo nel bel mezzo dell'Asia. Del resto, neanche tu hai mai capito la rilevanza scientifica dell'esperimento di Millikan, nemmeno quando te l'ho spiegato lungo la strada per Treviglio, nel giorno del tuo esame orale di maturità.<br /></div>Forse sono proprio queste incomprensioni che hanno reso la nostra amicizia lunga e duratura... Penso che se avessimo condiviso le stesse identiche passioni, ti saresti stancata di me già molto tempo fa! Tuttavia, come simbolo di buon auspicio per il tuo viaggio, ho voluto provare anch'io il tuo lavoro di ricerca di reperti storici. Quindi, frugando tra i vecchi ricordi che il tempo ha soltanto impolverato, ma non è riuscito a cancellare, ho ritrovato quella che, senza ombra di dubbio, è la nostra foto migliore. <a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZnO9MP-GoS_9NppNvVI51PdOeCDHmzBunUjl9SnQyWUqOOGglqGQj4NJsHWjiFb2yleX1kwgLZBUOAWUKjxbx_w6osxbnlrDHcgu0lGbO6SMVGAP3wwfkZyIiPT2A5RLgnOX46hsN_KU/s1600-h/Riccardo_Valentina_1983.jpg"><img style="margin: 0pt 0pt 10px 10px; float: right; cursor: pointer;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZnO9MP-GoS_9NppNvVI51PdOeCDHmzBunUjl9SnQyWUqOOGglqGQj4NJsHWjiFb2yleX1kwgLZBUOAWUKjxbx_w6osxbnlrDHcgu0lGbO6SMVGAP3wwfkZyIiPT2A5RLgnOX46hsN_KU/s320/Riccardo_Valentina_1983.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5092984533731709154" border="0" /></a>Chissà cosa stavamo pensando in quel momento... Chissà qual'era in quel momento la nostra meta, la nostra Samarcanda... Adesso non saprei dirlo! Ma, tra il breve istante di quello scatto fotografico e questo istante in cui mi trovo a scrivere, di tempo ne è passato e i nostri cavalli hanno corso parecchio...<br /><br /><div style="text-align: justify;">In realtà i nostri cavalli continuano a correre (per fortuna!), anche se a volte ho l'impressione ci stiamo dirigendo verso due Samarcande diverse (purtroppo!). Forse è un'impressione che abbiamo entrambi già da un po' tempo... Ad ogni modo, sono certo che, qualunque siano le nostre mete, abbiamo ancora moltissime cose da condividere: o, per dirla come Vecchioni, moltissime altre notti da trascorrere cantando insieme.<br />Non saprei dire dove, non saprei dire quando! Per adesso, l'unica cosa che posso ora dirti è:<br />Buon viaggio!<br />Ciao<br /><div style="text-align: right;">Riccardo<br /></div></div></div></div>Riccardohttp://www.blogger.com/profile/13213327956293132633noreply@blogger.com3